Pietro Cossalter ha 71 anni ed è un ex emigrante che ha vissuto per gran parte della sua vita in Svizzera.
Nel 1969, a soli 17 anni, decise di fare le valigie, con l’obiettivo di trovare un buon lavoro. Partito da Sedico, si trasferì a Pfungen, nel Canton Zurigo, dove erano già presenti i suoi fratelli.
Nonostante oggi ami la Svizzera, racconta che all’epoca lasciare l’Italia per trasferirsi al di là delle Alpi fu davvero molto difficile. Era giovane, e per la prima volta si trovava lontano dai suoi cari. Una delle difficoltà incontrate all’inizio fu la lingua, visto che non conosceva il tedesco. Riuscì però a imparare il necessario grazie al suo lavoro e alle nuove amicizie.
Grande aiuto lo ricevette anche dai fratelli, soprattutto ai primi tempi. Alla fine, malgrado gli ostacoli iniziali, l’esperienza elvetica fu molto positiva e oggi Pietro si dice contentissimo di quegli anni.
Nel 1971, dopo tre anni dalla partenza, rientrò in Italia per il servizio militare. Assolto il suo dovere, nel 1973 espatriò nuovamente, restando in Svizzera fino al 2016. Lavorò come operaio addetto al carico-scarico merci in due diverse aziende: prima la Keller AG Ziegeleien, una fabbrica di mattoni e tegole. Poi, dal 2001, per la Maag Recycling, azienda di riciclaggio, con la quale raggiunse la pensione nel 2016.
Ogni anno riusciva a tornare in visita in Italia, per trascorrere del tempo con la fidanzata e aiutare i genitori. Nel 1978, mentre si trovava a Sedico, sposò Carla Rosso, sua compaesana. Dopo il matrimonio i due si trasferirono insieme a Pfungen e nel 1980 nacque il loro figlio Claudio. Claudio che nel 2008 e nel 2011 regalò loro i nipoti Ivan e Davide, grandi appassionati di calcio.
Durante la sua vita in Svizzera, per circa trent’anni Pietro svolse anche attività di volontariato presso la Colonia Libera di Embrach, aiutando altri emigranti con i documenti e con l’approccio al tedesco. Ogni tanto, oltre a questioni burocratiche e di inserimento nel nuovo contesto, con la Colonia riuscivano a organizzare anche qualche festa, per distrarsi e socializzare.
L’affetto e il senso di appartenenza che Pietro prova per la sua terra natia lo hanno riportato qui, per godersi gli anni della pensione nel luogo dove ha vissuto la sua infanzia. Dal 2016, infatti, Pietro vive con la moglie a Sedico. Ma quando si presenta l’occasione, torna in Svizzera da figlio, nipoti e amici.
Se lasciare l’Italia per trasferirsi in Svizzera fu complicato, anche lasciare la Svizzera per tornare in Italia non fu da meno. In entrambi i casi, ricorda, la cosa più difficile è stare lontano dai propri cari: genitori e fidanzata prima, figlio e nipoti ora.
L’incertezza della migrazione non è affare solo attuale. Come dimostra un documento del 1528. Si tratta del testamento di un feltrino che prima di partire “per altre terre e altri luoghi” al fine di migliorare la condizione propria e della sua famiglia, e non conoscendo l’esito della sua impresa migratoria, esprime di fronte a un notaio le sue ultime volontà.
Archivio di Stato di Belluno, Notarile, notaio Pietro Paolo Delaito, b. 2642, cc. 183 v-184 r, 29 febbraio 1528
Testamentum Ioannis Feltrini
In Christi nomine, amen. Cum Ioannes Feltrinus filius quondam Bernardini de Castello de Farra de Feltro sit iturus in aliis terris et locis pro aquirendo victum et vestitum cum suis laboribus pro se et uxore sua, sciens de discesu suo, sed de recesu ignorat et quia nil est certius morte et incertius hora mortis, tamen per Dei gratiam sanus mente et corpore, suarum rerum et bonorum omnium dispositionem per presens nuncupetivum testamentum sine scriptis in hunc modum facere procuravit. In primis quidem animam suam et corpus suum humiliter omnipotenti Deo et gloriose Virgini Marie recomisit. In omnibus autem suis bonis mobilibus et immobilibus, iuribus et actionibus tam presentibus quam futuris, Agnetem et Catherinam sorores et filias Pauli molendinarii quondam Ioannis de Conzago et filias domine Malgarite eius cognate et uxoris dicti Pauli, suas heredes instituit equali portione hac tamen condictione, quod si eveniret quod dicta domina Malgareta peperisset aliquem filium vel filios mascuolos, tunc sostituit ipsum vel ipsos equali portione et privat ipsas sorores in totum. Et hanc ultimam voluntatem asseruit esse velle; quam vallere voluit iure testamenti; quod si iure testamenti non valeret, valeat saltim iure codicilorum vel cuiuslibet alterius ultime voluntatis. Laus Deo. Lectum et publicatum fuit suprascriptum testamentum de mandato dicti testatoris ad eius claram intelligentiam et infrascriptorum testium rogatorum per ipsum met testatorem et per me notarium, videlicet ser Alexandro quondam nobilis viri ser Hieronymi de Sumaripa, Iacobo filio Zanviti de Ripa de Sosaio, Salvatore filio quondam Mei de Barpo habitatore in Trivisoio, Simone quondam Zanandrea de Levico, Petro quondam Iacobi de Peterle de Fara de Alpago, Nicolao quondam Bernardi dicto Rosso de Caverzano, Paulo molendinario, testibus rogatis a dicto testatore et a me notario, currente anno Domini millesimo quingentesimo vigesimo octavo, indictione prima, die ultimo februarii.
Testamento del feltrino Giovanni
Nel nome di Cristo, amen. Essendo il feltrino Giovanni, figlio del fu Bernardino da Castello di Farra di Feltre, in procinto di partire per altre terre e altri luoghi per guadagnare con il suo lavoro il necessario per il nutrimento e il vestiario per sé e sua moglie, consapevole della partenza, ma senza sapere se sarebbe tornato e poiché nulla è più certo della morte e niente più incerto dell’ora della morte, tuttavia, sano di mente e di corpo per grazia di Dio, si premurò di lasciare una disposizione riguardante tutti i suoi beni e le sue proprietà per mezzo del presente testamento espresso oralmente, senza scritti (del testatore). Innanzitutto, in verità, raccomandò umilmente la sua anima e il suo corpo a Dio onnipotente e alla gloriosa Vergine Maria. Poi, per tutti i suoi beni mobili e immobili, diritti e azioni, tanto presenti quanto futuri, nominò sue eredi in uguale misura Agnese e Caterina, sorelle e figlie del mugnaio Paolo del fu Giovanni da Conzago e figlie della signora Margherita, sua cognata e moglie del predetto Paolo, tuttavia a questa condizione: che se fosse successo che la suddetta signora Margherita avesse partorito un figlio o figli maschi, allora avrebbe nominato erede in sostituzione questo o questi in uguale misura e avrebbe privato del tutto le sorelle stesse (di ogni eredità). E dichiarò di volere che questa fosse la sua ultima volontà; la quale volle che fosse valida per norma testamentaria; che se non valesse per norma di testamento, che almeno fosse valida per norma di codicilli o di qualunque altra ultima volontà. Il soprascritto testamento fu letto e pubblicato su incarico del suddetto testatore per una sua chiara comprensione e degli infrascritti testimoni richiesti dallo stesso testatore e da me notaio, cioè Alessandro figlio del fu nobile uomo Ieronimo da Sommariva, Iacomo figlio di Zanvì da Riva di Sossai, Salvador figlio del fu Mio da Barp che abita a Trevissoi, Simone del fu Zanandrea da Levego, Pietro del fu Iacomo di Peterle da Farra d’Alpago, Nicolò del fu Bernardo detto Rosso da Cavarzano, il mugnaio Paolo, testimoni richiesti dal suddetto testatore e da me notaio, correndo l’anno del Signore 1528, indizione prima, l’ultimo giorno di febbraio.
Il primo ad arrivare in Brasile fu Gio Batta Fontanella, il fratello di Giovanni Battista. Giunto nel 1879, scrisse una lettera in Italia al padre Domenico. Nella lettera gli diceva di partire per il Brasile, dove c’erano tante terre e opportunità di lavoro.
Dunque Giovanni Battista Fontanella, che abitava a Pirago, nel 1882, all’età di undici anni, emigrò in Brasile con suo padre, la matrigna Giacoma Damian Preve (Domenico era vedovo di Catarina Bez e si risposò con Giacomina Damian, anch’essa vedova, unendo le due famiglie) e i fratelli Angelo (sedici anni) e Lucia (diciassette anni).
Attraversarono l’Atlantico (“trentasei giorni di macchina e vapore”) in cerca di nuove opportunità in America, quella “lunga e larga”.
In Italia rimase una sorella già sposata. Come avvenne agli altri emigranti, anch’essi lasciarono la loro patria, i loro vicini, gli amici e un po’ della loro anima.
Il primo posto dove si fermarono fu Rio Maior, una località della città di Urussanga, nello Stato di Santa Catarina. Successivamente si trasferirono e andarono a vivere in centro a Urussanga, in terre acquisite dalla famiglia Bez Batti.
Giovanni Battista si sposò con Maria Bez Fontana, figlia di Giacomo Bez Fontana, un’emigrata da Igne che trovò posto nel “Nuovo mondo” nella località di Rio America Baixo, nella città di Urussanga. Un posto benedetto, dove il legno, la segheria, le piantagioni e le bestie (maiali, mucche, galline) rappresentavano la fonte di sostegno economico.
Dopo il matrimonio con Maria, Giovanni imparò i segreti della carpenteria. La sua prima opera fu un “tripie”, un piccolo banco con tre piedi. Da semplice allievo, nel tempo divenne un maestro costruttore di chiese.
La chiesa madre “Santa Maria Immacolata”, l’opera più bella e il grande simbolo della città di Urussanga, ha il lavoro delle sue mani. La città di Urussanga gli ha reso omaggio il 15 Agosto 1953, apponendo sulla facciata della chiesa una targa con il suo nome, in segno di riconoscenza e gratitudine.
La coppia ebbe quattordici figli, due dei quali sfortunatamente morirono ancora bambini, vittime dell’influenza spagnola.
Mentre Giovanni faceva il muratore, Maria faceva il casaro e i suoi prodotti divennero famosi nella regione. Era molto religiosa, pregava sempre la Madonna del Caravaggio, nutrendo la speranza di un mondo migliore e più promettente.
Per tanti anni Maria, dopo la messa della domenica, fu solita andare alla birreria della famiglia Damian, che si trovava in piazza Anita Garibaldi, nel centro della città, a prendere delle birre. Riempiva la “derla” e le portava a casa.
Per ciascun figlio, in occasione del matrimonio, Giovanni e Maria, con tanto sacrificio e lavoro, riuscirono a lasciare un buon pezzo di terra e le attrezzature, i primi passi per garantire loro un futuro.
La Colonia Jaguari fu creata nel 1871. Tuttavia, a causa di alcune dispute per il possesso della terra, la demarcazione dei lotti iniziò solo nell’agosto del 1886, con l’arrivo nella regione del dott. Jose Manoel Siqueira Couto. Nel gennaio 1887 si contavano già 78 lotti di 25 ettari demarcati come “Terra Jaguari”. All’inizio dell’anno successivo erano 249.
Secondo lo studioso José Newton Marchiori, e in accordo con quanto riportato nel “Registro di immigrati della Colonia Jaguari”, la data da considerare fondamentale nella storia della Colonia Jaguari è il 14 settembre 1888, giorno in cui arrivarono i primi immigrati dalla Quarta Colonia.
Alcuni documenti citano erroneamente come anno di fondazione della Colonia il 1889, prima della proclamazione della Repubblica (15 novembre 1889). Per questo il territorio non viene ricordato come le altre antiche colonie di Conde D’eu, Dona Isabel, Fundos de Nova Palmira e Silveira Martins, definite Prima, Seconda, Terza e Quarta Colonia italiana. Tuttavia, essendo stata creata nel 1871, durante il periodo imperiale, Jaguari è a tutti gli effetti la “Quinta Colonia italiana”.
Formarono la Colonia i nuclei: Jaguari – la sede principale, del 1888 -; Ernesto Alves, del 1891; Toroquá, del 1892; São Xavier, del 1894. Il nucleo Toroquá fu diviso in Nucleo Encruzilhada e Nucleo Nuova Belluno, in omaggio alle famiglie giunte dal Bellunese.
Tra il 1890 e il 1893 arrivò un significativo contingente di 4.865 immigrati, tra cui numerosi polacchi, tedeschi e austriaci. Alla fine del 1905 la popolazione era di 14.352 abitanti, di cui ben 9.500 italiani.
Gli ultimi immigrati arrivarono il 29 agosto 1906, poi la Colonia andò via via ad estinguersi e i suoi nuclei vennero integrati alle vicine città di São Vicente do Sul (soprattutto dal nucleo principale e da São Xavier), Santiago (dal nucleo Ernesto Alves) e São Francisco de Assis (Nucleo Toroquá).
Il 16 Agosto 1920 Jaguari divenne città autonoma.
Dalle ricerche effettuate su alcuni libri che trattano dell’emigrazione italiana a Jaguari, attraverso le visite ai cimiteri e mediante l’analisi dei documenti di famiglia, è stato trovato il seguente elenco di immigrati provenienti dalla provincia di Belluno e stabilitisi a Colonia Jaguari:
BEN Giovanni, figlio di Giovanni Battista e Anna Campedel, entrato nella Colonia il 15 ottobre 1898;
BENVEGNÙ Pietro, marito di Maria Giovanna Selva, entrato nella Colonia il 20 aprile 1895;
BERNARDI Antonio, marito di Giustina Giradini, entrato nella Colonia il 4 marzo 1895;
BOTTA Angelo, figlio di Isidoro e Assunta De Min, entrato nella Colonia il 16 gennaio 1892;
CADO Pietro, figlio di Adriano e Maria Maoret, entrato nella Colonia il 9 febbraio 1893;
CARLIN Giovanni, figlio di Gaetano e Antonia Pol, entrato nella Colonia il 17 aprile 1893;
CASSOL Eugenio, figlio di Michele e Giustina Pollet, entrato nella Colonia il 25 gennaio 1892;
CONTE Felice, figlio di Vincenzo e Catarina Bosco, entrato nella Colonia il 20 febbraio 1893;
DAL PRA Candida, figlia di Battista e Camila Sasso, entrato nella Colonia il 5 giugno 1905;
DAL’ASEN Giovanni Battista, marito di Teresa Zanivan, entrato nella Colonia il 30 novembre 1894;
DALL’OMO Agostino, marito di Maria Maddalena Da Canal, entrato nella Colonia il 4 marzo 1895;
DECIMA Angelo, marito di Candida Dai Pra, entrato nella Colonia il 5 giugno 1905;
DELLA VECCHIA Sante, marito di Antonia Savaris, entrato nella Colonia il 30 novembre 1894;
DEON Pietro, di Sedico, marito di Maria Schiocchet, entrato nella Colonia il 16 gennaio 1892;
FABRIS Giacinto, marito di Natalina Frada, entrato nella Colonia il 30 novembre 1894;
GUADAGNIN Giovanni, marito di Giovanna M. Capellin, entrato nella Colonia il 19 gennaio 1898;
LENA Celeste, marito di Angela Sotlacal, entrato nella Colonia l’8 luglio 1889;
LIMANA Giuseppe, marito di Maria Santel, entrato nella Colonia il 16 gennaio 1892;
MADALOZZO Lorenzo, figlio di Vittore e Maria Dall’Osto, entrato nella Colonia il 25 gennaio 1892;
MARIN Giulio, marito di Luigia Sacchet, entrato nella Colonia il 22 maggio 1891;
MASTELOTTO Luigi, marito di Celeste Zandomeneghi, entrato nella Colonia il 30 novembre 1894;
PASUCH Angelo, marito di Maria Giudita Della Vedova, figlio di Luigi e Angela Pol, entrato nella Colonia il 16 gennaio 1892;
PAZZA Pietro Gervasio, figlio di Bortolo e Filomena Zucco, entrato nella Colonia il 20 settembre 1888;
PIANI Ferdinando, marito di Angela Gris, entrato nella Colonia il 10 marzo 1895;
POLLET Abelardo, figlio di Luigi e Maria Luisa Marin, entrato nella Colonia il 22 febbraio 1891;
POLLET Luigi, figlio di Antonio e Maria Cecchin, entrato nella Colonia il 17 gennaio 1893;
PRINA Luigi, figlio di Angelo e Maria Filomena Orlandin, entrato nella Colonia il 17 gennaio 1893;
REOLON Luigi, figlio di Gioachino e Rosa Sommacal, entrato nella Colonia il 16 gennaio 1892;
RIGHES Luigi, figlio di Giuseppe e Antonia Carlin, entrato nella Colonia il 22 febbraio 1891;
RIVA Pietro, marito di Maria Annunziata Veny, entrato nella Colonia il 16 gennaio 1892;
ROSSO Giovanni, figlio di Antonio e Giovanna Angela Fasiol, entrato nella Colonia il 10 marzo 1895;
SACCHET Vittore, marito di Giacoma Marian, entrato nella Colonia il 25 gennaio 1892;
SAVARIS Nicolò, di Mel, marito di Domenica Cesa, entrato nella Colonia il 30 novembre 1894;
ZUCCO Antonio, figlio di Angelo e Maria Maccagnan, entrato nella Colonia il 22 giugno 1893.
Fonti: – Gênese da Colônia de Jaguari, di José Newton Marchiori; Est Edições 2001 – Esboço Histórico de Jaguari, di José Newton Marchiori; Pallotti 1999 – Jaguari, Documentos Históricos e Relatos, di José Newton Marchiori; Est Edições 2001 – La nostra stòria. Família Gindri do Brasil, di Narlei Gindri Rigotti; Est Edições 2008 – Archivio di Stato di Belluno
* Cesar Augusto Murari, ricercatore dell’Associazione Culturale Italiana “Vale do Jaguari”; Luciano Gastaldo, presidente dell’Associazione Culturale Italiana “Vale do Jaguari”.