Giuseppe De Min e la medaglia al lavoro del San Gottardo

Giuseppe De Min, originario di Chies d’Alpago, quando era pressoché ventenne lavorò come minatore nel traforo della grande galleria ferroviaria del San Gottardo in Svizzera conquistandosi, in quell’”inferno”, una medaglia d’argento al valor civile. 

Il libro “Storia dei trafori del S. Gottardo”, scritto dalla ricercatrice e giornalista di origine veneta Fiorenza Venturini racconta la drammatica storia dei minatori italiani emigranti impegnati nell’esecuzione di quelle opere. Dopo discussioni che hanno impegnato Governi e finanziatori per oltre trent’anni, intorno al 1870 veniva deciso l’avvio della grande galleria della lunghezza di 15 chilometri. Rimaneva da assicurare l’enorme quantità di manodopera necessaria per l’esecuzione dei lavori: “Ce la fornirà la miseria italiana”, affermava lo svizzero Josef Zingg, come è riportato nel libro della Venturini. E nel 1872 si davano inizio ai lavori che dureranno ben dieci anni. Ventimila emigranti italiani fra i quali molti veneti e certamente molti bellunesi hanno lavorato in quei cantieri. Le loro condizioni di vita e di lavoro erano più che disumane: tenuti a distanza dalla popolazione svizzera anche per disposizione delle autorità locali, i lavoratori italiani venivano trattati da esseri inferiori, da miserabili. Lavoravanododici ore al giorno, perforando la roccia a colpi di mazza e rimuovendo tutto il materiale a forza di braccia, costretti a respirare polveri e gas prodotti dagli scoppi della dinamite, senza una sufficiente circolazione d’aria e un minimo di prevenzione. Molti di loro sono morti per incidenti da incuria e molti ancora per una epidemia chiamata “anemia dei minatori” durata parecchi anni e causata da esalazioni tossiche e dalla scarsa pulizia e igiene ambientale. Si legge ancora nel libro citato: “Soltanto ombre sarebbero rimasti i nostri lavoratori i quali, chi subito nelle viscere della montagna chi più tardi in patria, hanno sacrificato la loro vita, se uomini di cervello e di cuore non li avessero risuscitati facendo di loro non dei fantasmi da dimenticare ma degli eroi”. Ed ecco quindi la questione della medaglia, con la quale il Governo italiano si è sentito in dovere di manifestare agli eroici minatori superstiti del Gottardo un riconoscimento morale. 

Fonte: BNM n. 5/1985

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