I Centri di emigrazione

Risale al 15 aprile del 1948 il decreto legislativo (numero 381) con cui di fatto si istituivano i Centri di emigrazione. L’obiettivo era raggruppare, selezionare e assistere in tutte le fasi della partenza e del rimpatrio gli emigranti e le loro famiglie. 

Centri di emigrazione furono attivi a Genova, Milano, Torino, Napoli, Messina e Verona. 

«Queste strutture – spiega Toni Ricciardi nel Dizionario enciclopedico delle migrazioni italiane nel mondo – erano organizzate e concepite in ogni singolo dettaglio, tanto da essere provviste di ampi dormitori, di mense, di sale mediche in cui venivano effettuate le visite da parte delle delegazioni straniere e dove non mancavano mai spazi dedicati alla cura delle anime e dello spirito». 

L’Italia fu probabilmente il primo Paese occidentale a darsi un sistema di collocamento internazionale.

Delegazioni straniere. Erano quelle dei Paesi con cui l’Italia aveva stipulato degli accordi di reclutamento di manodopera. Grazie a tali Centri, dunque, – scrive ancora Ricciardi – «l’Italia fu probabilmente il primo Paese occidentale a darsi un sistema di collocamento internazionale». 

Oggi queste strutture sono state dismesse o si sono trasformate in Centri di gestione dei flussi in ingresso.

Conclude Ricciardi: «Se per quanto concerne l’emigrazione transoceanica questi Centri assolsero a pieno alle funzioni per le quali furono realizzati, per quanto concerne l’emigrazione continentale (stando alle cifre del flusso che interessò queste direttrici) gli stessi Centri non furono in grado di gestire l’enorme quantità delle uscite verso l’Europa, nonostante gli ingenti investimenti da parte dello Stato».

Stazione Centrale di Milano, 1963. Foto di Uliano Lucas tratta da www.milanoattraverso.it.

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