Oltre il mare e sotto le stelle

Questa è la storia dei miei trisavoli, che tra il 1875 e il 1892 osarono cambiare il loro destino e scelsero lo stato del Rio Grande do Sul per rifarsi una vita. Erano otto coppie italiane che, seguendo un sogno, vendettero i pochi beni che avevano per racimolare un po’ di denaro e pagarsi il viaggio di andata. Con sé portarono anche qualcosa di molto prezioso: i loro figli, e la grande speranza di poter ricostruire la dignità perduta.
Queste coppie venivano da diversi comuni. Qui racconto le vicende delle due coppie bellunesi. 

Maria Comel (1842) e Giacomo Savaris (1837) erano di Mel. Avevano tre figli: Teresa, di otto anni, Graziosa, di due, e il piccolo Giovanni Battista, di due mesi, che sarebbe diventato il mio bisnonno materno.
Per raggiungere l’America la famiglia Savaris si imbarcò in Francia. Arrivata alla stazione ferroviaria di Milano, prese il treno per Le Havre. Da lì, il 17 ottobre 1876, a bordo del “Vapor San-Martin”, pertì verso la nuova destinazione. 

I loro corpicini furono gettati in mare, trovando nelle profondità dell’Atlantico la loro ultima dimora e lasciando nei sopravvissuti segni profondi.

A bordo del battello non c’erano spazi sufficienti per tutti. Nelle cuccette improvvisate e nei vani di carico dormivano anche cinque persone rannicchiate assieme, con gli uomini separati dalle donne e dai bambini.
Durante il viaggio, che durò poco più di trenta giorni, una tragedia colpì la famiglia. Il proliferare di malattie a bordo fece ammalare le due giovani Teresa e Graziosa, che morirono. I loro corpicini furono gettati in mare, trovando nelle profondità dell’Atlantico la loro ultima dimora e lasciando nei sopravvissuti segni profondi.

Dopo la difficile traversata dell’Atlantico, la famiglia arrivò in Brasile, al porto di Rio de Janeiro. Era il 9 novembre 1876. Dopodiché, si imbarcò su una nave costiera, arrivando al porto di Rio Grande, nello stato di Rio Grande do Sul. Da qui continuò con chiatte a basso pescaggio fino a Porto Alegre e infine, con i carri, verso la colonia di Dona Isabel, attuale comune di Bento Gonçalves.

Il ricordo di questo viaggio, faticoso e tragico, rimase impresso nella mente di Maria fino alla fine dei suoi giorni. Apparecchiò sempre la tavola con due posti vuoti e tutti sapevano che erano riservati a “Le due”, invocazione – questa – che Maria ripeté fino alla fine, come in una preghiera quotidiana. Il suo cuore di madre non aveva mai accettato la perdita delle sue figlie, anche se in Brasile erano nati altri due bambini, Adamo e Benjamin.
(Continua…)

Claucir Savaris Caus

Maria Comel

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