Oltre il mare e sotto le stelle – seconda parte
La prima parte della storia è disponibile QUI.
Angelo Manfroi (1811), già vedovo della moglie Maria Maddalena Soppelsa (1814), aveva una famiglia numerosa e probabilmente i figli già discutevano sulla possibilità di emigrare per cercare nuove terre fuori dall’Italia. Si trattava di abbandonare le montagne della Valle del Biois, dove i loro avi avevano vissuto per secoli. Nel 1882 Angelo, ormai settantenne, il figlio Giuseppe (1853), la nuora Domenica Tremea (1854), i nipoti Maddalena, di quattro anni (la mia bisnonna), Francesco, di tre, e Faustino, di uno, lasciarono la casa e il paese. Del gruppo facevano parte anche i figli Faustino, di trentadue anni, e Giulio, di ventiquattro. Gli altri cinque figli decisero di restare in Italia.
Dall’arrivo di questo ramo della mia famiglia in queste terre lontane la storia inizia ad assumere tratti drammatici…
La famiglia partì dal porto di Genova il 22 dicembre 1881 a bordo del vapore “Colombo” e, dopo ventitré giorni di viaggio, con una breve sosta sull’isola di São Vicente a Capo Verde, il 12 gennaio 1882 giunse a Rio de Janeiro. Dopo un veloce soggiorno all’Hospedaria dos Imigrantes per controllarne lo stato di salute, il gruppo ripartì con le poche cose che aveva su navi costiere, diretto nel Rio Grande do Sul. Da qui avrebbe raggiunto la nuova casa in “Colônia Dona Isabel”, oggi Bento Gonçalves. Dall’arrivo di questo ramo della mia famiglia in queste terre lontane la storia inizia ad assumere tratti drammatici, rimasti nel tempo un segno indelebile nelle nostre anime.
Poco dopo essersi stabilito presso la “Colonia”, morì inaspettatamente Giuseppe. Nonostante il supporto del suocero e dei cognati, che l’aiutarono a crescere i tre figli, per Domenica, rimasta vedova, non fu facile affrontare la sfida. Nel 1884 sposò il fratello del suo defunto marito, Faustino, che oltre ad essere lo zio divenne il patrigno dei suoi nipoti. Il destino volle che questa storia acquistasse ulteriore drammaticità con la morte improvvisa di Domenica, avvenuta nei primi mesi del 1891 a seguito di complicazioni nel parto di Angelo, anche lui morto alla nascita. Era il secondo figlio concepito con il nuovo marito.
A queste disgrazie se ne aggiunse un’atra: nel luglio dello stesso anno morì anche la figlia di Faustino, Domenica Josephina, di tre anni. Faustino, rimasto vedovo, sposò nel 1895 Fiorenza Baiocco, anche lei immigrata, giunta in quella zona nel 1880. Da lei ebbe otto figli. Maddalena Manfroi e i suoi due fratelli rimasero soli. A diciannove anni Maddalena sposò il trevigiano (originario di Cordignano) Bartolomeo Caus, emigrato nel 1887. Loro due sono i miei bisnonni paterni.
A volte i racconti sull’emigrazione si riducono a storie di eroismo di un popolo che ha osato esplorare terre lontane con l’esaltazione della forza e del coraggio. Tuttavia, quando cerchiamo di conoscere queste persone individualmente, dobbiamo dare a ciascuna l’aura umana che si merita. Così noi italo-brasiliani immaginiamo i nostri immigrati con gli occhi pieni di lacrime per ciò che hanno lasciato, ma colmi di sogni e di voglia di costruirsi una nuova vita. Per noi è importante salvare le storie che ci sono state raccontate, è la nostra riconoscenza per dire a tutti gli immigrati che ce l’hanno fatta a realizzare i loro sogni, nonostante i dubbi, le incertezze e le paure. Perché noi siamo qui, oltre il mare e sotto le stelle.
Claucir Savaris Caus