Prima di partire “per altre terre e altri luoghi”
L’incertezza della migrazione non è affare solo attuale. Come dimostra un documento del 1528. Si tratta del testamento di un feltrino che prima di partire “per altre terre e altri luoghi” al fine di migliorare la condizione propria e della sua famiglia, e non conoscendo l’esito della sua impresa migratoria, esprime di fronte a un notaio le sue ultime volontà.

Archivio di Stato di Belluno, Notarile, notaio Pietro Paolo Delaito, b. 2642, cc. 183 v-184 r, 29 febbraio 1528
Testamentum Ioannis Feltrini
In Christi nomine, amen. Cum Ioannes Feltrinus filius quondam Bernardini de Castello de Farra de Feltro sit iturus in aliis terris et locis pro aquirendo victum et vestitum cum suis laboribus pro se et uxore sua, sciens de discesu suo, sed de recesu ignorat et quia nil est certius morte et incertius hora mortis, tamen per Dei gratiam sanus mente et corpore, suarum rerum et bonorum omnium dispositionem per presens nuncupetivum testamentum sine scriptis in hunc modum facere procuravit. In primis quidem animam suam et corpus suum humiliter omnipotenti Deo et gloriose Virgini Marie recomisit. In omnibus autem suis bonis mobilibus et immobilibus, iuribus et actionibus tam presentibus quam futuris, Agnetem et Catherinam sorores et filias Pauli molendinarii quondam Ioannis de Conzago et filias domine Malgarite eius cognate et uxoris dicti Pauli, suas heredes instituit equali portione hac tamen condictione, quod si eveniret quod dicta domina Malgareta peperisset aliquem filium vel filios mascuolos, tunc sostituit ipsum vel ipsos equali portione et privat ipsas sorores in totum. Et hanc ultimam voluntatem asseruit esse velle; quam vallere voluit iure testamenti; quod si iure testamenti non valeret, valeat saltim iure codicilorum vel cuiuslibet alterius ultime voluntatis. Laus Deo.
Lectum et publicatum fuit suprascriptum testamentum de mandato dicti testatoris ad eius claram intelligentiam et infrascriptorum testium rogatorum per ipsum met testatorem et per me notarium, videlicet ser Alexandro quondam nobilis viri ser Hieronymi de Sumaripa, Iacobo filio Zanviti de Ripa de Sosaio, Salvatore filio quondam Mei de Barpo habitatore in Trivisoio, Simone quondam Zanandrea de Levico, Petro quondam Iacobi de Peterle de Fara de Alpago, Nicolao quondam Bernardi dicto Rosso de Caverzano, Paulo molendinario, testibus rogatis a dicto testatore et a me notario, currente anno Domini millesimo quingentesimo vigesimo octavo, indictione prima, die ultimo februarii.
Testamento del feltrino Giovanni
Nel nome di Cristo, amen. Essendo il feltrino Giovanni, figlio del fu Bernardino da Castello di Farra di Feltre, in procinto di partire per altre terre e altri luoghi per guadagnare con il suo lavoro il necessario per il nutrimento e il vestiario per sé e sua moglie, consapevole della partenza, ma senza sapere se sarebbe tornato e poiché nulla è più certo della morte e niente più incerto dell’ora della morte, tuttavia, sano di mente e di corpo per grazia di Dio, si premurò di lasciare una disposizione riguardante tutti i suoi beni e le sue proprietà per mezzo del presente testamento espresso oralmente, senza scritti (del testatore). Innanzitutto, in verità, raccomandò umilmente la sua anima e il suo corpo a Dio onnipotente e alla gloriosa Vergine Maria. Poi, per tutti i suoi beni mobili e immobili, diritti e azioni, tanto presenti quanto futuri, nominò sue eredi in uguale misura Agnese e Caterina, sorelle e figlie del mugnaio Paolo del fu Giovanni da Conzago e figlie della signora Margherita, sua cognata e moglie del predetto Paolo, tuttavia a questa condizione: che se fosse successo che la suddetta signora Margherita avesse partorito un figlio o figli maschi, allora avrebbe nominato erede in sostituzione questo o questi in uguale misura e avrebbe privato del tutto le sorelle stesse (di ogni eredità).
E dichiarò di volere che questa fosse la sua ultima volontà; la quale volle che fosse valida per norma testamentaria; che se non valesse per norma di testamento, che almeno fosse valida per norma di codicilli o di qualunque altra ultima volontà. Il soprascritto testamento fu letto e pubblicato su incarico del suddetto testatore per una sua chiara comprensione e degli infrascritti testimoni richiesti dallo stesso testatore e da me notaio, cioè Alessandro figlio del fu nobile uomo Ieronimo da Sommariva, Iacomo figlio di Zanvì da Riva di Sossai, Salvador figlio del fu Mio da Barp che abita a Trevissoi, Simone del fu Zanandrea da Levego, Pietro del fu Iacomo di Peterle da Farra d’Alpago, Nicolò del fu Bernardo detto Rosso da Cavarzano, il mugnaio Paolo, testimoni richiesti dal suddetto testatore e da me notaio, correndo l’anno del Signore 1528, indizione prima, l’ultimo giorno di febbraio.
Trascrizione e traduzione a cura di Dina Vignaga.