Un motivo che spiega perché fu scelto l’europeo nel processo di immigrazione. Il caso argentino.

Aletheia_Cristoforo_ColomboCivilización-barabarie: questa è la dicotomia che ha regnato in America Latina. Un pensiero imposto dagli europei e dalle oligarchie creole. Secondo questa teoria è barbarie tutto ciò che appartiene all’America, che siano persone, geografia, animali; mentre civilización è l’europeo bianco portatore di civiltà e cultura. È un pregiudizio che in parte spiega il perché delle ondate migratorie europee del XIX secolo.

Direi che non è stata tutta colpa dell’oligarchia creola e dell’Europa. I loro pensieri e pregiudizi non sono nati dal nulla. Direi piuttosto di tornare indietro a quella famigerata data del 1492. Cristoforo Colombo sbaglia i suoi calcoli e arriva in quella che verrà definita America. Si meraviglia nei confronti della diversità geografica: così straordinaria, così enorme, così selvaggia. Descrive la popolazione dal suo punto di vista europeo, sottolineando la loro diversità come se la loro diversità fosse ignoranza. Certo, non conoscevano molti strumenti, la cultura o la religione degli europei. Questo non significa fossero ignoranti: semplicemente vivevano a modo loro. Ecco che Colombo scopre l’America. Scoperta? Quale scoperta? L’America esisteva pure prima ed era abitata! Il linguaggio è uno strumento potentissimo, non a caso per avere il controllo su tutto sentiamo la necessità di nominarlo. L’Europeo ha dato nomi (secondo il suo punto di vista) ad alberi, piante, persone, isole. E così l’America ha iniziato ad esistere. Ma è selvaggia e cattiva. L’europeo deve domarla. Difficile trovare un testo della letteratura latino-americana in cui l’America non venga descritta dal punto di vista europeo; difficile che sia l’indio stesso a scrivere e parlare. E anche quando sembra essere così, in realtà è solo apparenza. Un esempio è Una excursión a los indios Ranqueles pubblicato nel 1870 e scritto da Lucio V. Mansilla. Lo stesso autore ha la possibilità di conoscere alcune popolazioni indigene e le descrive in modo diverso, non come persone crudeli. E parlano perfino. Ma è tutta apparenza. E lo si nota dalla struttura del testo. Innanzitutto, gli indios vengono descritti ancora una volta da un non indio (Mansilla) che ovviamente ne parla dal suo punto di vista molto influenzato dal pensiero europeo. Inoltre, Mansilla mette fra virgolette le parole degli indios, come se fosse lui a concedere loro la parola quando e come gli comoda. Li pone ad un livello di inferiorità. E questo è solo un esempio…
Perfino il boom latino-americano inganna. La letteratura ispano avanza e prende piede tra gli anni 1960-70. Vengono pubblicati libri e testi più facilmente e nasce un interesse verso il “nuovo Mondo”. Peccato che sia poco indipendente in quanto i testi vengono pubblicati da case editrici spagnole. Gli autori sono sì latino-americani, ma con origini europee. Ancora una volta è qualcun altro a parlare della realtà latino-americana definendola magica, diversa, straordinaria, aggettivi che denotano la superiorità e il punto di vista europei. Si parla di Real maravilloso e di Realismo mágico: la realtà latino-americana è magica, ma viene descritta con se fosse reale. È magica davvero? Da che punto di vista? Europeo ovviamente.

Questo pregiudizio ha influenzato molto gli stati latino-americani. Per loro è necessario che l’europeo popoli l’America e la civilizzi.

Parliamo del caso argentino. L‘indio è una minaccia nel processo di unificazione della nazione. Non basta unificare geograficamente il paese strappando le terre alle popolazioni autoctone. É necessario omogeneizzare l’identità della nazione, ovvero le sue persone. L’eterogeneità è un pericolo: come possono indios e europei sentire di appartenere allo stesso stato se non condividono né memoria storica, né lingua, né cultura? Inoltre, una nazione per crescere ha bisogno di uno sviluppo economico e demografico. Bisogna domare l’indio, il gaucho (discendente europeo, ma influenzato dalla geografia argentina e quindi barbaro) la natura, gli animali. Bisogna conquistare la pampa, nominata come “deserto”. Bisogna eliminare “l’altro”, ovvero chi è diverso e di conseguenza sbagliato. Non può essere un “io e l’altro”. Per far funzionare la nazione, deve esserci un “noi”. Ecco che si ritorna al pensiero di Colombo…
Questa superiorità dell’europeo può spiegare in parte le grandi ondate migratorie partite dal nostro continente. Nel 1853 nella città di Santa Fe, viene promulgata la Costituzione Argentina nella quale, tra i diversi punti, si invita qualsiasi europeo ad entrare nel paese purché venisse per lavorare e coltivare la terra. Bisogna sradicare l’Argentina dalla sua arretratezza economica e sociale ed il compito viene affidato all’europeo.  Ne parla anche Domingo Faustino Sarmiento nel suo Facundo. Civilización y barbarie, testo che ha un grandissimo impatto nell’idea che l’Europa sia superiore all’America. L’Argentina dà il benvenuto agli immigrati europei. Eppure, questa decisione le si ritorcerà contro. L’opinione nei confronti dei nuovi arrivati ad un certo punto cambia. Se prima erano superiore, adesso sono a loro volta una minaccia all’identità argentina. Sono troppi, di troppe nazionalità, troppo diversi fra loro. Tanti pregiudizi negativi soprattutto nei confronti degli europei latini, spagnoli ed italiani, da molti considerati biologicamente inferiori e poco inclini al lavoro. L’immigrato povero (solitamente latino) ruba per sopravvivere, cede al vizio dell’alcool, del gioco, si isola con i suoi connazionali, è moralmente corrotto.  E questo ha un impatto negativo sull’intera società. Ecco che i ruoli si invertono. Verso il 1880 c’è un ritorno ai valori della natura e del gaucho inizialmente discriminati. Ora paradossalmente la barbarie sono la città e una parte degli immigrati europei.

 

 

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