Volare bellunese. L’aeroporto di Bariloche

e Pier Luigi Pasini, alla sua destra
Tutti o quasi conoscono la storia di Primo Capraro, “El Emperador” di una famosa località turistica ai piedi delle Ande soprannominata la Cortina d’Ampezzo del Sud America: San Carlos de Bariloche. E se oggi numerosi viaggiatori da tutto il mondo trascorrono a Bariloche le proprie vacanze, una parte di merito va data agli emigranti bellunesi. Uno in particolare, un ingegnere nato nel 1910 di nome Antonio Dal Mas. Come mai?
Il contesto è questo: negli anni ’40 Bariloche era dotata di impianti sciistici, le sue bellezze naturali attiravano persone sia in estate che in inverno, ma c’era un problema: per raggiungerla servivano due giorni di viaggio da Buenos Aires, distante circa 1.600 chilometri. Non c’erano alternative, bisognava dotarsi di un aeroporto. L’appalto dei lavori venne affidato a un’impresa francese, la Picot, che tra i suoi dipendenti aveva proprio Dal Mas. Le operazioni presero avvio nel 1949. E qui, altro dilemma: la Picot non disponeva di operai specializzati in loco. Quindi? Bisognava assumere emigranti. Da dove? Da Belluno. Dalla nostra provincia arrivarono i tecnici e gli operai che si occuparono delle costruzione.
L’apertura avvenne nel 1953 e fino al 1982 l’opera che collega San Carlos al resto del mondo portò il nome dell’ingegnere che ne aveva progettato e diretto i lavori: il “nostro” Antonio Dal Mas.