Una vita nella ristorazione
Sono l’ottavo di tredici fratelli e sorelle. Ecco i loro nomi, dal primogenito: Silvano, Armida, Vincenzo, Rita, Mario, Mara, Luciano, Loris, Nadia, Rosanna, Annalisa, Mauro e Fabio.
Conservare la memoria della grande epopea migratoria bellunese, trasmetterne la conoscenza e valorizzarne gli aspetti più significativi. Sono questi gli obiettivi che si pone il Centro studi sulle migrazioni “Aletheia”, un progetto dell'Associazione Bellunesi nel Mondo realizzato grazie al supporto economico della Fondazione Cariverona. In altre parole, archiviare, digitalizzare e divulgare: le tre azioni guida che sintetizzano il mondo “Aletheia”, per andare a “svelare” un fenomeno che per più di un secolo ha segnato nel profondo un territorio e i suoi abitanti. Raccogliendo dati, testimonianze, racconti di vita, fotografie, lettere e documenti da diffondere tramite il web, e rendendo accessibile e alla portata di un click il grande patrimonio materiale e immateriale che la storia della nostra emigrazione ha lasciato dietro di sé, sparso in giro per le case e per le famiglie del bellunese.
Sono l’ottavo di tredici fratelli e sorelle. Ecco i loro nomi, dal primogenito: Silvano, Armida, Vincenzo, Rita, Mario, Mara, Luciano, Loris, Nadia, Rosanna, Annalisa, Mauro e Fabio.
Marcello De Zordo nacque nel 1912 ad Alleghe, un piccolo paese incastonato tra le Dolomiti bellunesi. Fin da giovane, la vita di Marcello era scandita dai ritmi delle stagioni e dalle fatiche del lavoro nei campi, dove aiutava i genitori a coltivare patate e allevare qualche animale.
A pochi chilometri da Agordo si estende una Valle, denominata Imperina, nel comune di Rivamonte Agordino, con una storia affascinante e di lunga data. Solcata da un torrente, detto Imperina, che dà il nome alla Valle e termina nel Cordevole, essa si inserisce in un filone di studi che analizza la storia delle miniere, dei minatori e dell’estrazione dei minerali.