Lettera al fratello scritta da Ferdinando Da Ronco, emigrato da Vigo di Cadore negli Stati Uniti per lavorare in miniera.
(Per gentile concessione della famiglia Nicolai)
Questo il testo:
«Caro fratello!
1908,
Hurley, 7 Giugno
Io stò bene, come pure fratello, e così spero sarà di te, moglie e famiglia.
Ai 28 Aprile abbiamo spedito ₤ 1030,00; qui non si vede risposta ancora. Ti lamenti che a casa scriviamo poco, e specialmente io. Ciò è vero, ma quando di due scrive uno,
credo basti: la preferenza poi mi pare spetta a Polonio* essendo anche più vecchio.
Dipende poi che più d’una volta per settimana, e forse neanche, non ci vediamo, io essendo in Hurley e lui mezz’ora di distante e ciò dipende pure nell’apportare qualche ritardo nel rispondere essendo che vuole chiedere consiglio a me prima di scrivere. Poi conosci il temperamento di Polonio, anche se potesse fare da lui solo, cioè ch’egli è poco amante di scrivere; ora poi che non so se è innamorato…
lascio a te un concetto.
Il tempo qui fa caldo; sarebbe ora credo dopo 7 mesi d’inverno. Altro che Cadore?
Per ora qui i lavori vanno adagio, in complesso però in questo bacino minerario si vede poca gente andare a spasso. la decisione poi è questa; se entro un mese condurranno via nelle fonderie, il ferro in deposito estratto dalle miniere quest’inverno, tutto procederà, magari a piano, ma discretamente bene per st’anno. In caso diverso toccherà fare un po’ festa. Fino ora però, ne io, ne fratello abbiamo perso giornate. (Se non capisci per bene ciò, fatti spiegare dal veca, e forse lui saprà darti un’idea giusta, essendo che passa tanta differenza d’essere e non essere stati in America, in quanto concerne le idee che sì fa di questi paesi e dei lavori di qui.) La crisi pare scomparire adagio, adagio, però più che crisi si potrebbe dire una manovra che i grandi trust americani (società o corporazioni industriali) hanno voluto fare contro il presidente Roosevelt, siccome egli fa loro la guerra sostenendo che guadagnano troppo e che commettono frodi ed altre cose. Su ciò sarebbe tanto da scriverti ma ci vorrebbe la penna d’un Barzini o De Amicis? D’altronde lo anno che scade il Presidente e stato sempre magro e scarso di lavori.
Però la speranza è sempre buona; guai se ci mancasse quella; povero popolo lavoratore.
Dimmi; sei contento d’esserti ammogliato? Almeno non si dirà che la razza Sarto** va estinta.
Mandami indirizzo di Chechin se l’hai».
*Il fratello, Apollonio.
**Sartò era il soprannome della famiglia dello scrivente.
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