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Centoquarantatré anni fa in Brasile

Erano ventuno famiglie. In tutto, centoquarantuno persone. Provenivano dalle province di Belluno, Vicenza, Treviso e Udine. Esattamente centoquarantatré anni fa, il 6 gennaio 1880 (questa la data ufficiale), fondarono Criciúma, nello Stato di Santa Catarina, una delle prime colonie italiane in Brasile.

«Contrariamente a numerose altre colonie (in particolare quelle del Rio Grande del Sul) – scrive Enzo Caffarelli nel Dizionario enciclopedico delle migrazioni italiane nel mondo – non fu imposto al nuovo centro un toponimo italiano replicato; il nome è quello di una specie di bambù presente nella zona». 

Anche qui, come accadde un po’ in tutte le aree di insediamento degli immigrati italiani, i nuovi arrivati, trovatisi in mezzo al nulla, edificarono case, fecero sorgere strade, costruirono scuole e lavorarono come agricoltori. Dal 1890 contribuì alla crescita della comunità l’arrivo di tedeschi, polacchi e portoghesi.

São Simão, Criciuma, 1928. La famiglia di Antonio Zilli (di Ponte nelle Alpi) e Maddalena Bortoluzzi (di Soverzene). (Archivio Camillo e Patrizia Burigo)

Oggi Criciúma (oltre 190mila abitanti) è una delle più importanti città di Santa Catarina, sede di un’università e di numerose industrie. Rappresenta – rileva ancora Caffarelli nel Dizionario – «il principale centro della cosiddetta Região Metropolitana Carbonifera ed è grande produttrice di ceramiche per l’edilizia, plastiche, prodotti chimici e tessuti». 

Della sua area metropolitana fanno parte alcuni piccoli centri come Urussanga (gemellata con Longarone), Nova Veneza, Siderópolis (fino al 1943 Nova Belluno), Orleans e Araranguá. 

«I centri della cultura criciumense – citiamo ancora dal Dizionario – portano nomi italiani: il Teatro Municipal “Elias Angeloni”, che ospita tra gli altri il Festival Internacional de Corais e il Festival de Ballet Infantil; il Centro Cultural “Jorge Zanatta” con pinacoteca, galleria d’arte, laboratori culturali aperti al pubblico; il Museu de Colonização “Augusto Casagrande”, inaugurato nel 1980 in occasione del centenario della città, un antico edificio tipicamente italiano che accoglie documenti fotografie, arredi e strumenti di lavoro della fine del XIX e degli inizi del XX secolo».

Vie a Criciuma intitolate a discendenti degli emigranti longaronesi. (Archivio Camillo e Patrizia Burigo)

Informazioni tratte dal Dizionario enciclopedico delle migrazioni italiane nel mondo; Roma: SER, ItaliAteneo, Fondazione Migrantes, 2014.

Maurizio Topanotti, da “esposto” all’Istituto della Pietà di Treviso a pioniere nello Stato di Santa Catarina in Brasil

Famiglia Topanotti

Da molti anni studio l’archivio della Parrocchia di Limana (Belluno) dove vivo e mi sto dedicando alle ricerche e alla catalogazione dei molti documenti in esso contenuti. È appunto grazie ad una ricerca che mi sono imbattuto in Maurizio Topanotti, che all’inizio avevo scartato come possibilità per la stranezza del cognome, non certo comune dalle nostre parti. L’insistenza da parte dei discendenti in Brasile mi ha portato ad una ricerca più accurata, dalla quale è emerso che questa persona si era effettivamente sposata a Limana nel 1889. Il cognome era strano perché gli era stato dato di fantasia al momento della nascita quale “Esposto” nato presso la filiale di Belluno e poi trasferito all’Istituto della Pietà di Treviso. Nel 1874 infatti fu creata anche a Belluno una Casa degli Esposti presso il vecchio ospedale in via Loreto ed è appunto qui che ha visto la luce Maurizio Topanotti.

Non tutti i piccoli passavano dalla ruota; come nel caso di Maurizio Topanotti. Molti di questi trovatelli sono stati cresciuti come figli naturali (“figli di anima”) all’interno delle famiglie bellunesi che li hanno accolti ed hanno permesso loro di formare una loro famiglia. È sicuramente il caso di Maurizio Topanotti, che deve essere stato allevato con molto amore dalla famiglia di Domenico Pina da Sala di Cusighe di Belluno come un proprio figlio.

Maurizio Topanotti nasce alle ore 3 antimeridiane del 15 gennaio 1866 presso l’Ospitale di Belluno, nel settore riservato agli esposti e alle gravidanze indesiderate. L’accesso all’Ospitale era tramite il portone in via Loreto a Belluno, proprio di fronte alla Chiesa di Santa Maria di Loreto.

Infatti di fronte a questa chiesa si eleva la nobile ma severa mole dell’Ospedale vecchio. Era una filiale dell’Istituto degli Esposti di Treviso aperta nel 1874 e le registrazioni delle nascite avvenivano sui libri dell’archivio della Cattedrale di Belluno, dove si trova l’annotazione della nascita di Maurizio. La madre nubile di Maurizio era Maria Toch di anni 26, figlia di Paolo da Canale d’Agordo (Belluno) e fu registrata come artigiana. Non si tratta quindi di una giovane ragazza, ma di una donna che lavorava forse da tempo nella città di Belluno e per ragioni sconosciute è rimasta incinta ed ha dovuto partorire lontano dalla propria casa di origine in questo luogo, forse anche per le proprie condizioni economiche.

Lo stesso giorno il neonato venne trasferito all’Istituto della Pietà di Treviso dove resterà meno di un mese, perché ritornerà a Belluno il 6 febbraio 1886 per essere allattato dalla balia Teresa De Pellegrin, moglie di Domenico Pina della Parrocchia di Cusighe (Belluno), abitanti nella frazione di Sala. Questa è stata una grande fortuna per il piccolo Maurizio, che gli ha assicurato la sopravvivenza, ma anche la possibilità di tornare e crescere nella terra dove era nato. Inoltre, quello che i discendenti devono sapere è che la madre di Maurizio proveniva da Canale d’Agordo, questo bellissimo paese in mezzo alle Dolomiti dove è nato anche Albino Luciani, poi diventato Papa con il nome di Giovanni Paolo I. È quindi una terra benedetta ed importante per tutti i Topanotti del Brasile.

Maurizio cresce e viene educato dalla famiglia Pina e conosce Luigia Scagnet da Limana, forse per ragioni di lavoro come operaio, chiamato a lavorare in quei luoghi. Si sposano, come da consuetudine, nella chiesa della parrocchia di residenza della sposa, a Limana il 27 novembre 1889.
Nei nostri archivi non si è trovata notizia della partenza di Maurizio e Luigia per il Brasile, che deve essere avvenuta poco tempo dopo il loro matrimonio. Sono sicuro che la famiglia Topanotti del Brasile è in grado di ricostruire la storia del loro antenato da questo momento in poi.

I discendenti di questi capostipiti, come Maurizio Topanotti, devono essere molto orgogliosi delle loro origini e soprattutto del fatto che discendono da un atto di amore e di solidarietà, non molto comune al giorno d’oggi, pur nel benessere che ci circonda.

Negli anni difficili della fame, dell’ignoranza e della carestia, in tutta la Val Belluna molte famiglie numerose e con pochi mezzi hanno aperto la loro casa ed il loro cuore a queste sfortunate creature, dando loro una educazione ed un futuro. Un futuro che ha visto in alcuni casi uno sviluppo straordinario, trapiantando le radici in una terra nuova all’altro lato dell’oceano. La pianta sana ha dato frutto ed ha trasmesso attraverso la fertile terra del Brasile, che l’ha accolta, la storia, l’identità e l’amore di quella Italia sempre rimasta nel cuore, anche di chi, oggi, portando con orgoglio quel cognome, non conosce ancora. Belluno li saluta e manda loro un grande abbraccio nella speranza di poterli abbracciare di persona il giorno che vorranno conoscere la terra di origine del loro antenato Maurizio.

Giorgio Fornasier

P.S. A seguito di questo articolo, un contatto in Brasile mi informa che dovrebbero essere circa 1.800 i discendenti di questo unico capostipite. Tutto questo è straordinario, dopo aver letto la storia!