Category “Vite migranti”

Storie di emigranti bellunesi

Maria Maddalozzo

Maria Maddalozzo è nata il 26 settembre 1896 a Rocca d’Arsiè (Belluno), figlia di Giovanni detto Nani Pierotto, che i paesani ricordano come quel gentile uomo che batteva la stecca nell’orchestra della vecchia chiesa di Rocca. Nel gennaio 1923 Maria è emigrata in Canada per sposare Giovanni Maddalozzo nella chiesa del Sacro Cuore in Vancouver; originario anch’egli di Rocca d’Arsié, vi era nato nel 1914. Maria ha dedicato tutta la sua vita alla famiglia, ai suoi figli: Lina, Elio, Ernesto e Ida. Negli anni di emigrazione molti parenti ed amici hanno trovato ospitalità nella sua casa: così Maria e il marito aiutavano i nuovi emigranti. Nel 1991 ha festeggiato i 95 anni con autorità locali e figli, nipoti e pronipoti.

Fonte: BNM n. 12/1986 e n. 2/1992

Geremia Grandelis

Geremia Grandelis nacque a Campolongo di Santo Stefano di Cadore nel 1869. La necessità di affinare le sue qualità artistiche lo portò a Venezia dove, grazie al contributo della Magnifica Comunità di Cadore, poté iscriversi all’Accademia delle Belle Arti. In questo periodo lavorò come caricaturista in giornali e riviste, per necessità ma anche per passione, se si considera che vinse il premio della sezione umorismo, alla prima Biennale di Venezia. Sotto la guida del Professor Michieli, suo maestro, realizzò una delle figure, il garibaldino dello zoccolo, del monumento a Garibaldi che si ammira ad Udine. Non è noto perché nel 1893, a 24 anni, decise di imbarcarsi per l’America. Sappiamo però che in quel Paese lasciò un segno indelebile del suo operare, tanto da essere sepolto con i massimi onori che la Confederazione americana tributava solo ai suoi cittadini migliori. Lungo sarebbe l’elenco delle opere di Geremia Grandelis eseguite in America e, probabilmente, rischierebbe di essere incompleto. Di certo si sa che lavorò intensamente per tutte le più importanti architetture realizzate agli inizi del 1900: il teatro Metropolitan, la cattedrale e il palazzo di giustizia di Washington, il parlamento di Ottawa, le biblioteche di Filadelphia e di New York. Geremia Grandelis morì a Perth Amboj, Nord America, nel 1929. Per ricordare il suo illustro concittadino, il comune di Santo Stefano di Cadore ha posto una stele scolpita da Franco Fiabane a Campolongo, paese natale di Geremia Grandelis. 

Fonte: BNM n. 3/1988

Giovanni Maria De Vido Perute

Giovanni Maria De Vido Perute, detto familiarmente Biote, era originario di San Vito di Cadore, che lasciò nel 1924 per cercare fortuna al di là dell’Oceano, in Argentina. Si stabilì a Formosa, dove fondò una impresa di costruzioni che ben presto divenne famosa in tutta la regione per la serietà e la celerità con la quale conduceva in porto impegnative opere pubbliche e private. Via via, coadiuvato dai figli e da altri fratelli e cognati che, alla spicciolata, lo raggiunsero, Biote diede corpo ad un notevole complesso industriale. Si meritò nel 1971 la onoreficenza dell’Ordine della “Solidarietà Italiana”. Dopo l’ultimo conflitto fece parecchie volte la trasvolata dal Sud America al Cadore, verso cui si sentiva sempre attratto dai ricordì di gioventù e dall’ospitalità senza riserve che parenti ed amici gli riservavano a ogni suo arrivo. Cordiale e semplce, era una persona ricca di umanità accattivante. È morto a 71 anni nella sua terra natale, San Vito, dove riposa nel cimitero locale.

Fonte: BNM n. 7/1974

Angelo De March

Nato a Borsoi di Tambre d’Alpago nel 1880. Emigrante da ragazzo nelle cave di pietra in Francia e in Germania. Ritornò in Patria per prestare servizio militare e fu combattente della guerra 15-18, dove si guadagnò tre medaglie al Valor militare. Congedato nel 1919, si trasferì a Somma Lombardo, Varese. Sempre vivo era in lui il ricordo e l’amore per le sue montagne e per la sua terra bellunese. Dio, la Patria e la famiglia erano per lui la fase di ogni istante di vita. Amato e stimato da tutti, nel 1960 fu nominato Cavaliere delle Repubblica per i suoi meriti civili e militari. 

Fonte: BNM n. 1/1970

Vittorio e Rosina Dal Farra

Vittorio Dal Farra e Rosina Tormen si sposarono l’8 gennaio 1921 nella chiesetta alpina di Castion di Belluno. Dal loro matrimonio nacquero i figli Ugo, Ettore, Guido, Gino, Armando e Maria. Scarseggiando il lavoro, Vittorio decise di accettare impieghi che lo costrinsero ad emigrare prima in Francia e poi in Svizzera. Poi un bel giorno decise di emigrare in Argentina: era il 1931. Arrivò a Bariloche. La sua situazione migliorò piano piano, tanto che decise di chiamare i suoi, ma una notizia sconvolse il mondo: lo scoppiare del secondo conflitto mondiale. Fu un colpo duro anche perché i suoi figli dovettero accorrere a difendere la Patria, così come aveva fatto lui anni prima. Le notizie in Argentina tardavano ad arrivare e così Vittorio stava con la morte nel cuore pensando ai bombardamenti, ai saccheggi, ai rastrellamenti. Furono giorni di angoscia anche per Rosina, con il marito lontano ed i figli al fronte. Quando la guerra finì, una sera attorno al focolare, Rosina comunicò alla famiglia la grande notizia: “Andremo tutti in Argentina per riunirci”. Situazioni economiche non proprio rosee impedirono il viaggio di tutti e così si scelse la forma “per tappe”: due o tre alla volta. E così un giorno Vittorio vide arrivare Ugo e Guido. Più tardi giunsero Ettore, Gino, Maria e Rosina. In Italia rimase solamente Armando che stava svolgendo il servizio militare. Quando poi giunse a Bariloche, Armando non riuscì a riconoscere il suo papà, dato che erano passati tanti anni da che non lo vedeva. Il 10 gennaio 1971 Vittorio e Rosina festeggiarono i 50 anni di matrimonio, attorniati dai figli e dai nipoti. 

Fonte: BNM n.2/1971