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Franco Zannini

Nato a Sovramonte, dopo la guerra Franco Zannini era arrivato nel nord della Francia, doveaveva sposato un’emigrata lombarda, dalla quale aveva avuto quattro figli (una ragazza è impiegata al Parlamento Europeo). Egli era personaggio dalle molteplici attività, molto amato e conosciuto a Lexy per la sua disponibilità al dialogo con tutti. Lavorava in un laminatoio e nello stesso tempo faceva il corrispondente del giornale regionale, si interessava di sport e aveva fatto anche attività sportiva. Fu l’artefice del gemellaggio Lexy -Sospirolo e dei rapporti proficui con Longarone: scambi di studenti, visite reciproche, incontri sportivi tra squadre bellunesi e francesi hanno sempre visto Zannini in prima fila. Nonostante gli oltre trenta anni di permanenza in Francia manteneva uno stretto rapporto affettivo con la terra d ‘origine. E’ deceduto a soli 56 anni per un banale incidente stradale proprio mentre stava tornando dalla stazione dove aveva appena accompagnato un gruppo di ragazzi in partenza per Longarone, nel quadro degli scambi culturali che lo aveva visto protagonista a Lexy. In questa cittadina francese egli animava anche la Famiglia Bellunese dell’Est della Francia. Nel momento dell’estremo saluto, la chiesa di Lexy, pur essendo di grande capienza, risultò essere troppo piccola per contenere tutti gli amici venuti a rendergli un ultimo omaggio, un omaggio al loro amico, uomo di grande valore morale e di eccezionale dinamismo. La notizia della sua morte immatura destò profonda costernazione non solo a Lexy, ma anche a Longarone e Sospirolo ed in tutti gli ambienti dell’emigrazione bellunese ove contava numerosi amici. Memorabile è rimasta la sua immagine, davanti all’Altare della Patria, con il casco da minatore, nel corso del raduno mondiale a Roma del ‘73. Lo vogliamo ricordare cosi, sicuri che la stessa luce del casco da minatore sia quella che Franco Zannini ci ha lasciato insegnandoci come si fa ad amare la propria terra d’origine. 

Fonte: BNM n. 3/1880