Il re delle penne a sfera

In qualche modo, la sua vita ruota tutta intorno alle penne. Quelle a sfera, per scrivere, e quelle delle rondini. In Argentina, infatti, il suo nome è legato a una delle più importanti fabbriche del Paese: la Sylvapen, da lui fondata nel 1959 e così denominata in omaggio alla moglie Silvia. Nella nazione sudamericana, inoltre, ha preparato il luogo di nidificazione per rondini più alto del mondo, in un appartamentino al diciottesimo piano di un palazzo a Olivos.

Rondini, grande passione coltivata fin da bambino, quando – come ha dichiarato in un’intervista di qualche anno fa al quotidiano di Buenos Aires Página/12 – trascorreva i pomeriggi a Venezia a guardarle. Un interesse che ha continuato ad accompagnarlo anche nella vita di adulto, tanto da portarlo a pubblicare il libro “La alegria del vuelo de las golondrinas” (“La gioia del volo delle rondini”), volume in cui descrive le attenzioni dedicate a studiare le abitudini e la vita di questi uccelli.

Stiamo parlando di Francesco Barcelloni Corte, nato a Belluno nel 1923 ed emigrato oltreoceano nel 1948, dopo una laurea in Giurisprudenza. Non esercitò mai. Il titolo lo prese soprattutto per ragioni famigliari, come ricordò lui stesso a Página/12: «Vengo da una famiglia di professionisti. Quando mi sono laureato, tutti erano contenti e si è andati avanti».

In Argentina, già sposato e con un figlio di due anni, iniziò a lavorare come operaio, imparò il mestiere di tornitore, coltivò conoscenze tecniche e aprì un suo laboratorio, facendo fortuna. Nel 1959 fondò la fabbrica di penne Sylvapen, rendendola un colosso con filiali in Cile, Uruguay e Brasile. Per raggiungere questi traguardi, Francesco Barcelloni fu abile a coinvolgere nella promozione del suo prodotto un pezzo da novanta come Ladislao José Biro, il cui cognome è un tutt’uno con la sua penna.

«Ua vera penna a sfera è Sylvapen»…

Il settimanale Primera Plana (oggi reperibile sul web, al sito www.magicasruinas.com) in un articolo dell’ottobre 1968 spiegava che in quel periodo la televisione argentina aveva iniziato a trasmettere una pubblicità nella quale proprio Biro affermava: «Io, come inventore, dico: una vera penna a sfera è Sylvapen» («Yo, como inventor, digo: un bolígrafo de verdad es Sylvapen»).

Oltre che per la campagna pubblicitaria, Barcelloni seppe portare Biro nel consiglio di amministrazione dell’azienda, che continuò a gestire fino al 1986, quando la vendette alla multinazionale Gillette per ritirarsi dagli affari. E dedicarsi alle rondini. «È stata un’ispirazione di Venezia. In ogni palazzo c’erano trenta, quaranta nidi e c’erano centinaia di palazzi».

In Argentina, invece, proseguiva nella sua intervista a Página/12, «la maggior parte degli edifici non è ben preparata per le rondini». Ecco perché un giorno ha deciso di facilitare le cose nel suo appartamento a Olivos: «Prima ho messo una scatola di cartone e dopo pochi giorni ce n’erano diverse: strillavano, sembrava che parlassero». Poi commissionò a un falegname una casetta di legno, con due ingressi ad arco.

All’inizio di settembre del 1997, la casetta era pronta e venne installata sotto una delle grandi finestre, in angolo con la finestra dello studio che Francesco utilizzava per scrivere. Su un treppiede, montò una macchina fotografica grandangolare. Quando nella casetta fece il proprio ingresso una coppia di rondini, iniziò a immortalarle. «Nell’oscurità della casetta – prosegue il ricordo – avevano fatto il loro nido con rametti e terra. Ma già era dicembre e ancora non avevano piccoli: faceva troppo caldo lì dentro».

Francesco realizzò allora un tetto doppio, con fori per far passare l’aria. «Non so se sia stata una coincidenza, ma a gennaio c’erano già dei pulcini». Le fotografie si accumularono, arrivando a seimila. Molti di esse hanno trovato spazio nel suo libro.

E proprio come le rondini, che dopo l’inverno tornano dove hanno nidificato, anche Francesco Barcelloni Corte rientrò a Belluno. Mancato nel 2009, oggi riposa nel cimitero cittadino di Prade.

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