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Evelina e Aurelio

Evelina e Aurelio nel 1950, da poco sposi
Evelina e Aurelio nel 1950, da poco sposi

A Ronchena (Lentiai) nacquero nostra mamma, Evelina Zuccolotto, nel 1928, e nostro papà, Aurelio Burlon, nel 1920.

Nostra mamma era la seconda di sette fratelli, dei quali solo lei e una sorella oggi sono ancora in vita: una fibra molto forte, che è riuscita a superare tempi duri, inverni freddi e la terribile seconda guerra mondiale. Della guerra ci racconta che una volta vide passare i “picchiatelli” (bombardieri) per abbattere il ponte della ferrovia di Busche. Lei, ancora piccola, si chiedeva: “Ma guarda quegli aerei, cosa buttano fuori? Sembrano bigliettini!”. Quando però sentì lo scoppio delle bombe, si mise a correre per la campagna in cerca di riparo con il fratellino più piccolo, di due anni, al quale lei accudiva perché i genitori erano a lavorare la campagna. Per fortuna ne uscirono vivi, ma con molto spavento.

A 11 anni il padre mandò lei e la sorella più vecchia a servizio delle famiglie più ricche, perché non c’era da mangiare per tutta la famiglia. A 20 anni andò in Svizzera a lavorare in una filatura a Niedertturnen. Ricorda ancora la visita medica a Chiasso, vergognosa e degradante: tutte nude sotto la doccia, poi la visita, rivestita da una coperta: ai tempi nostri una cosa inverosimile, ma allora era così: dovevano scoppiare di salute per dare il massimo nel lavoro. Rimase in Svizzera tre anni; nel frattempo scriveva e amoreggiava via posta con Aurelio, nostro padre. Nel 1950 si sposarono e vennero ad abitare a Pedavena, perché egli lavorava nella storica fabbrica “Birra Pedavena” dei Luciani. Ebbero due bambine: nel 1952 Liliana e nel 1955 Mila. Purtroppo nel 1963 la tragedia: Aurelio morì, vittima di una malattia dovuta alla prigionia in guerra; aveva 43 anni. Evelina si rimboccò le maniche e anche lei venne assunta nella “Birra Pedavena”, dove rimase fino alla pensione.

Ora ha 84 anni. La salute è un po’ precaria, ma quando parla della guerra, della gioventù, della sua vita di emigrante, si illumina tutta. Noi figlie, i generi, i cinque nipoti e i tre pronipoti l’ascoltiamo sempre con grande piacere. Siamo riconoscenti dell’amore che ci ha dato; cercheremo di fare altrettanto e le auguriamo una felice vecchiaia.

Mila e Liliana