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Da Genova si va, verso Garibaldi!

Porto di Genova, 1885. Fu in quel luogo e in quell’anno che cominciò la storia d’emigrazione dei miei bisnonni, Giacomo Crestani e Maria Luigia Lorenzini. Partirono con il Vapore “Bormida” assieme ai tre figli: Maria Chiara, di otto anni, Francesco, di sei, e Giuseppe, di cinque. Destinazione Brasile. Giunsero a Rio de Janeiro il 9 dicembre, dopodiché presero la via fluviale per il Rio Grande do Sul, passando per le città di Porto Alegre e Montenegro.

Il lungo cammino fu pieno di ostacoli e difficoltà da superare, ma nella mente era ben fisso il pensiero dell’agognata meta da raggiungere

Dal piccolo porto di Montenegro alla loro meta finale non c’erano né il treno né altre vie terrestri. Per arrivare alla “terra promessa” percorsero col carro de boi circa cento chilometri, aprendo vie alternative in mezzo al macchieto vergine fino al Comune di Conde d’Eu (oggi Garibaldi), nella regione conosciuta come Serra Gaúcha. Il lungo cammino fu pieno di ostacoli e difficoltà da superare, ma nella mente era ben fisso il pensiero dell’agognata meta da raggiungere, anche se poi, una volta arrivati, non vi trovarono niente.

Tutto andava costruito da zero. Dovettero tagliare gli alberi per fabbricarsi la casetta, bruciarli per preparare la terra e piantare i semi. Isolati nel bel mezzo della foresta, senza vicini, senza mezzi di comunicazione, non restava loro che lavorare, pregare e cantare. Nel comune di Garibaldi nacquero altri sei figli: Stela, Ilde, Tomila, Alexandre (mio nonno), Virginia e Angela.

… oggi, facendo un po’ di ricerche, risultano più di quattromila discendenti in varie parti del Brasile.

Nel 1918 Giacomo decise di spostarsi verso la città di Nova Prata, lontana circa settanta chilometri verso Nord, con il figlio più grande Francesco e la sua famiglia. Nel 1924 anche Alexandre e famiglia si trasferirono a Nova Prata. Qui lavorarono come contadini, ma su un terreno di loro proprietà, coltivando granoturco, riso, uva, patate, frumento, vari tipi di frutta tropicale, verdure, e allevando maiali, manzi, cavalli e galline. Anche gli altri figli di Giacomo si mossero verso altre regioni del Rio Grande do Sul. Da questi primi emigrati, la discendenza si espanse via via lungo sette generazioni, tanto che oggi, facendo un po’ di ricerche, risultano più di quattromila discendenti in varie parti del Brasile.

Sono trascorsi oltre centotrent’anni da quando prese avvio questa storia. Migliaia di altre famiglie hanno seguito la stessa traiettoria di scoperta e sogni. Non soltanto italiani, ma anche tedeschi, polacchi, spagnoli, portoghesi, arabi. Tutti con il proprio contributo nella crescita del Rio Grande do Sul.

Adenor Chrestani

Giacomo Crestani e Maria Luigia Lorenzini
Giacomo Crestani e Maria Luigia Lorenzini

Giacomo Crestani e Maria Luigia Lorenzini

Giacomo Crestani e Maria Luigia Lorenzini
Giacomo Crestani e Maria Luigia Lorenzini

I miei bisnonni, Giacomo Crestani e Maria Luigia Lorenzini, partirono assieme ai tre figli – Maria Chiara, di otto anni, Francesco di sei e Giuseppe di cinque – dal porto di Genova nel 1885. Ad accompagnarli in questo viaggio c’era anche il fratello di Giacomo, Giovanni Battista, con la sua famiglia. Destinazione il Brasile.
Arrivarono a Rio de Janeiro il 9 dicembre 1885 con il Vapore “Bormida”, dopodiché partirono per il Rio Grande do Sul, passando per le città di Porto Alegre e Montenegro, tutto per via fluviale. Dal portino di Montenegro a quella che era la loro meta finale non c’erano vie terrestri, così come non c’era il treno. Per arrivare alla “terra promessa”, circa ottanta, cento chilometri fino al Comune di Cond’Eu (oggi Garibaldi), la strada venne percorsa col “carro de boi”, aprendo vie alternative in mezzo al macchieto vergine, nella regione conosciuta come Serra Gaùcha.
Sicuramente incontrarono e superarono molte difficoltà, anche perché una volta giunti all’agognata meta non trovarono niente. Tutto andava costruito da zero. Dovettero tagliare gli alberi per costruirsi la casetta, bruciarli per preparare la terra e piantare le semi. Isolati nel mezzo della foresta, senza vicini, senza mezzi di comunicazione, non restava loro che lavorare, pregare e cantare.

Nel Comune di Garibaldi nacquero altri sei figli, Stela, Ilde, Tomila, Alexandre (mio nonno), Virginia e Angela.

Nel 1918 Giacomo decise di spostarsi verso la città di Nova Prata, lontana circa settanta chilometri verso Nord, con il figlio più grande Francesco e la sua famiglia. Nel 1924 anche Alexandre e famiglia si trasferirono a Nova Prata. Qui lavorarono come contadini, ma su un terreno di loro proprietà, coltivando granoturco, riso, uva, patate, frumento, vari tipi di frutta tropicale, verdure, e allevarono maiali, manzi, cavalli e galline. Anche gli altri figli di Giacomo si mossero verso altre regioni del Rio Grande do Sul.
Da questi primi emigrati, la discendenza si espanse via via lungo sette generazioni, tanto che al momento, facendo un po’ di ricerche, ho trovato più di quattromila persone in varie parti del Brasile. Molti discendenti, infatti, oggi abitano in altre regioni del Paese. Sono passati centotrent’anni da quando ha preso avvio questa storia. Migliaia di altre famiglie hanno seguito la stessa traiettoria di scoperta e sogni. Non soltanto emigrati italiani, ma anche tedeschi, polacchi, spagnoli, portoghesi, arabi. Tutti hanno contribuito a far crescere lo Stato del Rio Grande do Sul.

Adenor Chrestani