Tag con la parola “giancarlo scopel”

Go West, young man!

Terminai l’Istituto Tecnico “Rizzarda” di Feltre nel 1959. A quei tempi era una scuola molto quotata, soprattutto per gli emigranti. Di diciannove che eravamo in classe, in quindici o sedici andammo all’estero. Io andai subito in Svizzera, però mi stava stretta. Erano anni duri. In Svizzera a quel tempo noi eravamo gli zingari, nonostante fossimo giovani con voglia di inserirsi. Si aprì allora la possibilità del Canada. Mi considero fortunato, perché fui tra quelli che poterono vivere l’esperienza delle ultime emigrazioni, quelle storiche. Viaggiai con il piroscafo “Saturnia”, e ci sbarcarono ad Halifax, alla famosa Pier 21*.

Partii da Venezia. La nave andava a Patrasso, in Grecia, dove caricava altre persone, dopodiché andava in Sicilia, poi a Napoli, da Napoli a Gibilterra e infine ad Halifax. Da Halifax arrivammo a Toronto. Ci impiegammo tredici giorni. Eravamo tutti giovani a bordo, oltre mille. C’erano bresciani, veneti, friulani. Quando arrivammo fu come ad Ellis Island, la cosa mi colpì molto. Furono gli ultimi anni, poi cambiarono sistema. Dopo un paio d’anni arrivarono lì anche altri miei amici, ma in aereo, la nostra emigrazione epica era terminata.

Entrammo tutti in fila, spogliati, e ci visitarono, ci controllarono i documenti e dovevamo avere una trentina di dollari in tasca. Poi ci misero in un salone, ci diedero un badge con nome e cognome e dove dovevamo andare e ci caricarono sul treno.

Nel ‘65, però, anche Toronto iniziò a starmi stretta. Feci mio il famoso detto “Go West, young man”

A Toronto avevo un fratello emigrato nel 1956. Iniziò così la mia vita in Canada. Fu la “mia” terra, l’apprezzai subito. Parlavo francese, ma non l’inglese, e ci tenni a impararlo. Abitavo nell’Ontario, tre chilometri fuori della città, vicino a Toronto. Tutte le sere, dopo le mie otto ore di lavoro, anche in inverno, con meno 20, meno 30 gradi, con la bicicletta andavo a seguire le lezioni al College e questo mi diede la possibilità di imparare l’inglese molto bene e di inserirmi nella società. Dal punto di vista lavorativo eravamo portati su un piatto d’argento. Noi sapevamo lavorare e in Canada la meritocrazia esiste e ti permette di avere molta soddisfazione. A Toronto conobbi tanti feltrini e bellunesi. Nel ‘65, però, anche Toronto iniziò a starmi stretta. Feci mio il famoso detto “Go West, young man”. Partii con la macchina e attraversai tutte le praterie, da solo, facendo tredici giorni di viaggio. Volevo andare fino a dove terminava la strada e questo mi portò nel Nord-Ovest della British Columbia. Lassù la strada terminava.

C’era un insediamento industriale dell’Alcan. Conobbi delle persone da Feltre che mi dissero: «Fermati, qui c’è da lavorare, c’è da guadagnare».
Lì la vita era bellissima per l’outdoor life e si guadagnavano tanti soldi, ma c’era solo da lavorare. Io ho sempre fatto il metalmeccanico.

All’autunno arrivarono i giorni tristi, perché lassù è già buio alle tre di pomeriggio e alla mattina si vede un po’ di sole alle dieci e mezza, e ti prende la malinconia. Resistetti tutto l’inverno fino all’estate successiva, lavorando dodici ore al giorno e sette giorni su sette, e riservandomi del tempo per pescare, cacciare e scalare montagne. A settembre, una mattina mi alzai e vidi già la prima nevicata. Allora mi arrabbiai e tornai a Toronto. Poi tornai in Italia e trovai una ragazza che divenne mia moglie. Era troppo dura nei mesi invernali, ormai scoppiavo. Ma fu un’esperienza eccezionale.

Giancarlo Scopel

* Celebre punto di approdo degli immigrati in Canada. Durante la sua esistenza 471.940 persone vi entrarono dall’Italia.