Giovanni Giuseppe De Toffol

Anni 1920 - Giovanni Giuseppe De Toffol con il nipote Giuseppe Orzes
Anni 1920 – Giovanni Giuseppe De Toffol con il nipote Giuseppe Orzes

Non ho conosciuto mio nonno materno, un bellunese nel mondo nato più di 150 anni fa e precisamente il 9 luglio 1862, quando il Veneto era ancora sotto l’Austria. È nato nel comune di Belluno, sembra a Nogarè, paese che allora faceva parrocchia a sé stante, in seguito conglobata in quella di Cusighe. Poiché l’archivio storico della parrocchia di Cusighe è stato distrutto da un incendio, non si hanno notizie riguardanti la sua famiglia d’origine. Dal documento anagrafico risulta che il nome del nonno fosse Giovanni, ma mia madre ce lo ricordava col nome di Giuseppe, come del resto viene indicato nella lapide della sua tomba di famiglia ancora esistente nel cimitero di Cusighe. Egli aveva sposato una giovane del suo paese, Maria Da Ros, ed andarono ad abitare in una baracca di legno a Sargnano. Hanno avuto sette figli, di cui una, Amabile, è morta a quattro mesi ed è stata ricordata nel nome dalla sorellina nata dopo la sua morte.

Il nonno lavorava da scalpellino. Per un periodo ha prestato la sua opera a Sospirolo, dove si recava a piedi da Sargnano. Nei primi anni del 1900 è emigrato due volte in America, una volta in Argentina e una in Columbia. Mia madre ci raccontava che con una certa regolarità gli veniva inviato un giornale sul quale la nonna, punteggiando con uno spillo le lettere delle parole degli articoli, gli componeva il testo di una lettera. In questo modo, oltre alle notizie del giornale, egli aveva anche quelle della sua famiglia evitando per queste ultime la spesa del francobollo.

Anni ’30 - Sargnano, Belluno - da sinistra Teresa - sposata in D’Incà - e Angela De Toffol - rimasta nubile. Angela ha gestito fino alla sua morte l’osteria “Le bionde” di Sargnano
Anni ’30 – Sargnano, Belluno – da sinistra Teresa – sposata in D’Incà – e Angela De Toffol – rimasta nubile. Angela ha gestito fino alla sua morte l’osteria “Le bionde” di Sargnano

Intorno al 1910 i nonni si sono costruiti la casa a Sargnano usando sassi e sabbia trasportati dal Piave, soprattutto dalle figlie. Nel loro solaio per qualche tempo hanno ospitato gratuitamente gli alunni della scuola elementare. Di salda fede socialista, il nonno in quegli anni si è adoperato perché venisse costruita la scuola di Fiammoi e, affinché fosse raggiunto il numero di frequentanti necessario per l’istituzione delle classi 4^ e 5^, ha iscritto anche le sue figlie che già avevano superato l’età per quella frequenza. Nel 1916 è morta la nonna, privandolo di un grande sostegno. Verso gli anni ’30, coadiuvato dalle quattro figlie che gli erano rimaste, ha aperto l’osteria che proprio da loro ha preso il nome: “Le bionde”.

Il 2 febbraio 1933 il nonno è morto. Durante la sua agonia sulla strada che fiancheggia la sua casa è stata sparsa della paglia per evitare che egli venisse disturbato dal passaggio dei carri.

L’epigrafe che annunciò la morte del nonno di Teresa d’Incà
L’epigrafe che annunciò la morte del nonno di Teresa d’Incà

Il nonno è stata una persona stimata: lo dimostra anche l’epigrafe funeraria che una cinquantina di amici e conoscenti hanno fatto stampare in occasione della sua morte.

Mia madre ci descriveva entrambi i nonni come persone di una certa levatura sociale e culturale; per quanto riguarda il nonno lo testimoniano anche alcune frasi vergate da lui con calligrafia elegante sul retro di una fotografia che gli è stata scattata intorno agli anni ’20 mentre era insieme al suo primo nipote. Questo è il testo: domenica 19 … “Il giorno del sole”.

Occorre un certo stacco con la vita di tutti i giorni e bisogna ornare il cuore” – “La decrepitudine del corpo è saggia. 31 luglio 1888” (non so a che cosa si riferisce questa data).

Penso che non sia possibile che qualcuno ricordi il nonno avendolo conosciuto personalmente. Certamente invece qualcuno, soprattutto della zona dell’Oltrardo, ricorderà qualcuna delle sue figlie, in particolare Angela, la maggiore, che ha gestito, fino alla sua morte, l’osteria “Le Bionde”, tuttora esistente.

Ringrazio “Bellunesi nel Mondo” per l’opportunità che mi è stata data di rivisitare attraverso le scarne notizie di cui sono in possesso la figura di questo mio nonno che avrei avuto tanto piacere di conoscere di persona.

La nipote, Teresa Maria D’Incà

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *