Martina Crepaz. Emigrare è sinonimo di crescita, scoperta e conoscimento
Sempre di più si parla di mobilità giovanile, più che di emigrazione. Ed è proprio quello che stanno vivendo diversi ragazzi e ragazze della community di Bellunoradici.net. Un esempio concreto è quello di Martina Crepaz: una laurea in economia in tasca, un’esperienza decennale per una multinazionale in Svezia e adesso… nuove valigie e nuova vita in Spagna.
Perché hai deciso di trasferirti da un Paese del Nord Europa a uno del Sud Europa?
Già da tanto tempo mi ero resa conto che i Paesi nordici offrono molto a livello economico, ma poco a livello sociale e personale.
Avevo bisogno di un cambio. Ho preso un periodo sabbatico dal lavoro e ho iniziato a viaggiare alla riscoperta di me stessa. Questo viaggio mi ha portato più volte in Spagna, inaspettatamente e senza pianificarlo. Ed è stato proprio durante uno di questi viaggi, durante il cammino di Santiago, che mi sono resa conto che in Svezia ero diventata una persona diversa in cui non mi riconoscevo. Durante gli 800 km che portano i pellegrini da Saint Jean Pied de Port a Santiago ho riscoperto una Martina allegra, entusiasta e leggera che avevo abbandonato poco a poco negli anni. Mi sono chiesta se fosse l’aria spagnola a far uscire questa parte di me dimenticata, ma ancora ben presente.
Ho così deciso di fare una lunga vacanza durante l’estate a Malaga, mi sono innamorata della città e soprattutto della sua gente… e senza pianificarlo, né desiderarlo, lì ho deciso di rimanere alla fine della vacanza… un mese in piú e poi un altro… che si sono trasformati in quasi due anni.
Non ho deciso di trasferirmi. È stata la spontaneità, l’allegria e la spensieratezza di questo Paese che mi ha invitato e rapito.
Qual è stato il primo impatto?
Primo impatto positivo. Improvvisamente sconosciuti mi parlavano. Erano anni che non mi succedeva di avere piacevoli chiacchierate alla fermata dell’autobus, o facendo la coda al supermercato. L’introversione, la chiusura e la riservatezza dei Paesi nordici erano diventati la normalità… e ora, d’impatto, mi ritrovo circondata di energia positiva, risate e voglia di vivere.
Chiaro non tutto è roseo. La burocrazia funziona a singhiozzo, la gente non è puntuale, i processi sono più lenti e complessi, i salari molto più bassi – soprattutto comparati al costo della vita -, ma non importa. Mi sono accorta che le cose importanti per me erano altre. Avevo voglia di sentirmi spensierata, di ridere se mi andava di ridere, di parlare con chiunque, di sentirmi viva. E la Spagna mi stava offrendo tutti questi stimoli a livello umano, che mancavano nel freddo nord dove sulla carta avevo tutto: un ottimo lavoro, una carriera in crescita, un buon salario, una casa, tecnologia d’avanguardia, trasporti pubblici efficienti 24 ore su 24, sette giorni su sette. Eppure tutto questo non mi rendeva felice.
Come vedi la Spagna? Offre opportunità per i giovani europei?
La Spagna è in difficoltà come l’Italia dal punto di vista economico, ma trovo che stia facendo dei grandi sforzi per migliorare.
Mi ha sorpreso trovare un Paese molto pulito, organizzato e proiettato al futuro rispetto a quello che pensavo.
Il tasso di disoccupazione attualmente è al 13,78%, rispetto al 9,8% dell’italia. La Spagna è il Paese con il più alto tasso di disoccupazione giovanile (di età inferiore ai 25 anni) nell’intera zona euro. Non è semplice, soprattutto al sud: un giovane su tre che vuole lavorare non riesce a trovare un lavoro. Se la tendenza continua, il mercato del lavoro spagnolo si affermerà come il meno attraente per i giovani di età inferiore ai 25 anni. La crescita economica, che è già entrata in una fase di decelerazione, ha ridotto il tasso di disoccupazione giovanile negli anni peggiori della crisi, quando era superiore al 50%. Tuttavia, questi tassi di disoccupazione sono ancora superiori del 50% rispetto a prima dello scoppio della crisi. Come altri Paesi in Europa, anche il governo spagnolo ha attivato vari programmi per aiutare i giovani, promuovendo un piano di stimolo economico a sostegno di imprenditori e giovani per aumentare gradualmente la popolazione attiva nel Paese.
Adesso cosa stai facendo?
Inizialmente non è stato facile trovare lavoro, ma non mi sono scoraggiata. Con tanta energia ho ricominciato da zero, lavorando per sei mesi come cameriera in una pizzeria italiana.
Poi ho lavorato in una start up spagnola per altri sei mesi e ora ho fatto un salto… nel buio: stanca del classico lavoro 9-18 ho deciso di aprire partita IVA, mettermi in proprio e selezionare i miei clienti e soprattutto assicurarmi la flessibilità necessaria per prendermi cura del mio corpo e della mia salute. Le cose più importanti.
Da quando vivo in Spagna ho inziato a correre, prima dieci km, poi mezze maratone e infine, lo scorso dicembre, una maratona. Per allenarsi ci vuole molto tempo e il lavoro che ho ora mi permette non solo di lavorare su progetti che mi appassionano per davvero, ma anche di fare sport e portare avanti altre iniziative che potrebbero presto trasformarsi nel lavoro dei miei sogni
Un consiglio per un giovane bellunese in procinto di emigrare.
Non avere paura di provare, sbagliare, cadere, rialzarsi e riprovare. Nessuno conosce la formula magica, ma tutti conoscono il proprio corpo. Se ascoltato, il nostro corpo ci sa sempre dire se stiamo prendendo le decisioni giuste o sbagliate. Che poi di decisioni sbagliate non ce ne sono. Qualsiasi esperienza ci fa crescere, l’importante è trovare sempre il tempo per fermarsi, riflettere e imparare dal vissuto.
Emigrare è sinonimo di crescita, scoperta e conoscimento.
Improvvisamente la diversità non sarà più vista come un problema o un limite, ma un grandissimo valore aggiunto a livello umano, sociale ed economico. Ci si rende conto che tutti siamo uguali, che il mondo è uno solo e tutti siamo cittadini dello stesso mondo.
«La terra è un solo paese e l’umanità i suoi cittadini» diceva Bahá’u’lláh giá a metà del 1800.
Emigrare… un biglietto di sola andata per il futuro e, indipendentemente da tutto, un futuro più ricco e brillante, grazie alle esperienze che verranno vissute. Comprare quel biglietto non per cercare un lavoro, o un lavoro migliore, o per fuggire ai problemi… ma un biglietto comprato con la voglia di affrontare un percorso personale di crescita. Certo, non è una decisione semplice: nuove usanze, una nuova cultura, una nuova lingua, nuovi amici da trovare e tanta burocrazia. Una scelta che potrebbe scoraggiare anche i più volenterosi. Ma perché rinunciare a una grande opportunità solo per dei piccoli ostacoli, tutti ampiamente superabili?
Forza, non ci pensare due volte, corri verso il tuo futuro.