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Giovanni Maria De Vido Perute

Giovanni Maria De Vido Perute, detto familiarmente Biote, era originario di San Vito di Cadore, che lasciò nel 1924 per cercare fortuna al di là dell’Oceano, in Argentina. Si stabilì a Formosa, dove fondò una impresa di costruzioni che ben presto divenne famosa in tutta la regione per la serietà e la celerità con la quale conduceva in porto impegnative opere pubbliche e private. Via via, coadiuvato dai figli e da altri fratelli e cognati che, alla spicciolata, lo raggiunsero, Biote diede corpo ad un notevole complesso industriale. Si meritò nel 1971 la onoreficenza dell’Ordine della “Solidarietà Italiana”. Dopo l’ultimo conflitto fece parecchie volte la trasvolata dal Sud America al Cadore, verso cui si sentiva sempre attratto dai ricordì di gioventù e dall’ospitalità senza riserve che parenti ed amici gli riservavano a ogni suo arrivo. Cordiale e semplce, era una persona ricca di umanità accattivante. È morto a 71 anni nella sua terra natale, San Vito, dove riposa nel cimitero locale.

Fonte: BNM n. 7/1974

Angelo De March

Nato a Borsoi di Tambre d’Alpago nel 1880. Emigrante da ragazzo nelle cave di pietra in Francia e in Germania. Ritornò in Patria per prestare servizio militare e fu combattente della guerra 15-18, dove si guadagnò tre medaglie al Valor militare. Congedato nel 1919, si trasferì a Somma Lombardo, Varese. Sempre vivo era in lui il ricordo e l’amore per le sue montagne e per la sua terra bellunese. Dio, la Patria e la famiglia erano per lui la fase di ogni istante di vita. Amato e stimato da tutti, nel 1960 fu nominato Cavaliere delle Repubblica per i suoi meriti civili e militari. 

Fonte: BNM n. 1/1970

Enzo Gualtiero De Cet

Enzo Gualtiero De Cet nacque a Porcen di Seren del Grappa nel 1937. Alla morte della madre, nel 1964, decise di lasciare la modesta attività agricola che aveva nel Feltrino per emigrare in Svizzera, nella zona di Baden. Non riuscì mai ad ambientarsi e a vincere la solitudine, per cui maturò presto l’idea di ritornare. Ci provò nel 1970, con la prospettiva di un posto a concorso in un ente pubblico; così si licenziò e, nell’attesa del concorso, lavorò per tre mesi nelle serre dell’Istituto Agrario di Castelfranco Veneto. Ma il concorso andò male e così Gualtiero decise di rilevare il fragoleto che alcuni profughi cecoslovacchi avevano avviato a Santa Giustina Bellunese; qui, con l’aiuto di parenti ed amici divenne un agricoltore moderno. Dalle fragole passò ad altri prodotti ed in breve divenne uno dei membri più attivi dell’Associazione Frutticoltori del Feltrino. Era aiutato dal nipote Maurizio, quando veniva in vacanza da Milano e dall’Ispettorato Agrario. Proprio quando era avviato ad una attività ricca di soddisfazioni, lo colse la morte, per un fatale incidente, nel 1974. Persona molto laboriosa e tranquilla, era amato anche per il suo sorriso franco e rasserenante. La sua era una famiglia di emigranti: una sorella si era trasferita a Milano, una in Belgio e un fratello aveva scelto la lontana Argentina. 

Fonte: BNM n. 10/1974

Camillo Cason, ragazzo del ’99

Primo piano dell'emigrante Camillo Cason

Fiero del suo cappello alpino e delle medaglie al petto, Camillo Arnoldo Cason, che qui vediamo nella foto, è uno dei tanti esempi bellunesi del binomio emigrante-combattente. 

Camillo nacque a Zurigo il 12 gennaio 1899, secondogenito di Giuseppe Cason e Antonietta Buttol, i quali erano emigrati per lavoro in Svizzera, dove si erano conosciuti qualche anno prima e dove erano tornati dopo il matrimonio, avvenuto nel 1896 ad Agordo, paese di origine della sposa. Giuseppe invece era nativo di Pren di Feltre e qui egli rientrò da Zurigo con la famiglia agli inizi del 1900; Camillo visse dunque la sua infanzia nella frazione feltrina, dove frequentò le scuole e temprò il suo carattere deciso ma buono, presto avezzo alle difficoltà della vita di allora. A diciotto anni Camillo venne arruolato e nei primi mesi di servizio militare fu a Belluno, nel magazzino del Battaglione Feltre. Venne poi mandato sul campo: divenne caporale maggiore del 3° Reggimento Alpini, Battaglione Val Cenischia. Nel 1924 gli venne concessa la croce al merito dal Ministero della guerra, a cui fece seguito quella di Cavaliere di Vittorio Veneto. Tra il ’20 e il ’30, Camillo emigrò per diversi periodi lavorativi stagionali in Francia, impiegato nel settore edile in compagnia del padre e del fratello Silvio. Si trasferì poi a Milano, dove lavorò alle dipendenze dell’Istituto per bisognosi Cardinal Ferrari. Era il 1927 quando si recò a Somma Lombardo, in provincia di Varese, per presenziare al matrimonio di un suo amico, un certo Miglioranza, anch’egli feltrino; qui conobbe la sua futura sposa, Antonietta Casolo. Un anno dopo venne celebrato il matrimonio, da cui nacquero due figli, Enrica e Giuseppe. Nel piccolo centro varesino Camillo faceva inizialmente lavori di diverso tipo, finchè il suocero chiese al suo datore di lavoro se aveva un posto per lui nella sua fabbrica tessile. Camillo venne assunto subito e vi rimase fino all’età della pensione. Ogni anno tornava al suo paese, ai piedi del Paffagai, dove amava ritrovare gli amici di infanzia e i numerosi fratelli e sorelle, che sempre ha aiutato nei momenti di bisogno. Persona molto generosa e altruista, aveva uno spirito gioviale, aperto all’amicizia e all’allegria. Due sono stati i suoi ideali di vita: la famiglia e l’amore per la Patria; finchè le condizioni di salute glielo hanno permesso, ha sempre partecipato alle annuali sfilate degli Alpini. Si è spento nel 1979. 

Fonte: BNM n 10/2015

Caricati i primi vent’anni della rivista “Bellunesi nel mondo”

Bellunesi nel mondo

Caricati i primi vent’anni di “Bellunesi nel mondo”, la rivista dell’Associazione Bellunesi nel Mondo che, ininterrottamente dal 1966, viene spedita in tutto il globo agli associati Abm. Una delle riviste più storiche della provincia di Belluno e che parla proprio del Bellunese oltre, ovviamente, alle lotte sociali – che hanno visto in prima linea gli emigranti – e alle molteplici attività delle Famiglie Abm e dell’associazionismo in emigrazione.

Tutte le annate sono state digitalizzare, indicizzate e stanno per essere caricate nel database del Centro Studi sulle Migrazioni “Aletheia” (www.centrostudialetheia.it).

«Attualmente abbiamo caricato i primi vent’anni – le parole del presidente Abm Oscar De Bona, dal 1966 al 1986».

L’obiettivo è di mettere a disposizione a tutti, on line, la rivista dell’Abm, per permettere a chiunque di fare ricerca, leggere e analizzare il territorio bellunese, il fenomeno migratorio che ha interessato la provincia di Belluno e l’evoluzione dell’Associazione Bellunesi nel Mondo.

Per fare una ricerca basta visitare il sito www.centrostudialetheia.it e, andando nel campo “cerca”, inserire le parole chiave (es. “bellunesi nel mondo” + “1966”).