Dalle radici italiane al sogno americano
di Lauren Phoebe
Mia madre nacque a Belluno nel 1920. In città ancora oggi vivono tre dei miei cugini. Quando era bambina, i miei nonni materni decisero di emigrare dall’Italia a Monterey, in California, a bordo della nave “Dante Alighieri”. Mio nonno, Sabino Toscan, nel 1918 aveva prestato servizio nel 7° reggimento Alpini.
In questa nuova terra, i miei nonni aprirono un hotel e un ristorante, dove mia madre lavorò prima di sposare mio padre, un cittadino statunitense nato in una famiglia di immigrati dalle Azzorre. Io nacqui in California nel 1946.
Durante gli anni universitari, quando studiavo Linguistica, iniziai a riscontrare difficoltà a superare gli esami. I medici mi sottoposero a diversi test, inclusi quelli per l’udito, ma tutto risultava nella norma. Successivamente, un gruppo di esperti linguistici volle esaminare la mia competenza nella lingua parlata, convinti che non fossi di madrelingua inglese.
Chiesi a mia madre quale fosse stata la mia prima lingua e lei rispose che era l’inglese. Gli esperti, tuttavia, mi suggerirono di chiedere a mia madre quale lingua usasse con me prima che imparassi a parlare. Ricordo ancora la sua risata quando mi rispose: «Parlavo italiano, naturalmente, perché tu non sapevi ancora parlare!».
Così scoprii che il mio cervello era programmato in italiano: avevo imparato a comprendere e ascoltare l’italiano, ma quando iniziai a parlare, mia madre passò all’inglese. Mi spiegò che voleva che crescessi come un’americana, per evitarmi le difficoltà che lei stessa aveva incontrato quando iniziò la scuola senza conoscere l’inglese.
Nonostante i miei sforzi, dovetti abbandonare il master perché era riservato esclusivamente a madrelingua inglesi. Solo in seguito mi resi conto che i miei nonni parlavano un inglese stentato, qualcosa che capii solo quando incontrarono mio marito americano. Lui mi disse chiaramente che non capiva nulla di ciò che dicevano. Fino a quel momento, avevo sempre pensato che parlassero semplicemente a modo loro.
Nonostante la distanza, mia madre mantenne sempre vive le tradizioni italiane. Amava cucinare deliziosi piatti italiani come la polenta, e adorava la musica italiana, cantando e ascoltando dischi d’opera.
Penso che l’Italia le sia sempre mancata, ed è per questo che mi sento a casa ogni volta che vi torno.
La cucina di mamma era amata da tutti: polenta, pasta e baccalà erano sempre accompagnati da formaggi prelibati, pane francese e frutta per dessert.
Ricordo ancora la sorpresa di mio marito americano durante il nostro primo pranzo domenicale insieme. Avevo servito la pasta come primo piatto, seguita da una portata principale. Mi spiegò che negli Stati Uniti la pasta era considerata un piatto unico e che non si usava servirla insieme ad altri piatti nello stesso pasto.
Durante la Seconda guerra mondiale, il governo statunitense confiscò la radio di mia madre. Deve essersi spaventata per quell’episodio perché ricordo ancora la sua preoccupazione anche in seguito: una volta mi ordinò di non dire nulla, se qualcuno fosse venuto a fare domande sulla nostra famiglia, e di chiamarla immediatamente.
Non mi sono mai sentita pienamente cittadina statunitense; il mio cuore ha sempre battuto per l’Europa, e sognavo di tornare a vivere lì. Oggi vivo in Francia, ho imparato il francese e sto riscoprendo l’italiano.
Avrei voluto ottenere la cittadinanza italiana, ma essendo nata prima del 1948, non posso rivendicarla tramite mia madre. Mia madre, infatti, dovette rinunciare alla cittadinanza italiana quando sposò mio padre, prima che io nascessi, a causa delle leggi di allora che vietavano la doppia cittadinanza.
Penso che l’Italia le sia sempre mancata, ed è per questo che mi sento a casa ogni volta che vi torno. Anche se ora vivo in Francia, una parte di me sarà sempre legata all’Italia.
Oggi sono un pastore interreligioso e una scrittrice di libri sul pensiero positivo. Ho avuto una carriera variegata: sono stata insegnante di inglese, avvocata di diritto di famiglia e direttrice di un centro per bambini malati.
Mio fratello ha avuto successo nel campo dell’economia, e le mie nipoti hanno seguito strade diverse, diventando avvocata, terapista e professoressa in un junior college.