Vida e Laoro. Storie della Famiglia di Quintino Padoin e Irma Scarpato

Irma Scarpato e Quintino Padoin

La storia della famiglia di Quintino Padoin e Irma Scarpato inizia nel Nord Italia, da dove partirono i loro nonni. Domenico Padoin ed Eleonora Teresa de Doni, nonni di Quintino, provenivano da Pieve di Soligo, in provincia di Treviso. Luigi Scarpato e Maddalena Seraffin, i nonni di Irma, provenivano da Polcenigo, in provincia di Pordenone.
La nave “Umberto I” partì dal porto di Genova diretta a Rio de Janeiro, in Brasile. Su questa nave c’erano Domenico Padoin, sua moglie Teresa, i figli Pietro, Gregorio e Luigi, e suo fratello Giuseppe.
Da Rio de Janeiro arrivarono a Laguna, nel Sud dello stato di Santa Catarina. Da Laguna, attraverso il fiume Tubarão proseguirono fino alle colonie di Azambuja e Urussanga.
Gli immigrati trevisani occupavano le terre inferiori del fiume Urussanga, dove si trovano le comunità di São Pedro, De Villa, Estação Cocal e Morro da Fumaça. La terra in cui si insediarono si trovava nella comunità di San Pedro, in una fitta foresta; poi con molto lavoro si dedicarono alla coltivazione delle piantagioni, all’allevamento degli animali e alla costruzione di una piccola residenza. Tutto questo nel 1879. Lì nacque Pellegrin Padoin, padre di Quintino.
Pellegrin Padoin nacque il 13 maggio 1884, all’età di venticinque anni sposò Joana Zaccaron con cui ebbe otto figli: Antônio, Ida, Amélio, Quintino, Aurora, Izélia, Zuleima e Agenor. La coppia viveva nella comunità di Linha Pagnan, vicino a Estação Coal. Pellegrin era considerato un bravo lavoratore. Insieme ai figli e alla moglie aveva grandi piantagioni e allevamenti di bestiame.
Quintino crebbe intorno alla comunità di Estação Cocal. Nei primi giorni di scuola, rimase sorpreso dal modo in cui l’insegnante parlava in portoghese. Dopotutto, in quella zona parlavano italiano, o meglio, il dialetto veneto. Il suo divertimento era quello di andare nei boschi con gli amici e a pescare sul bordo del fiume Urussanga. Una volta non riuscì più a pescare – ricorda Quintino – perché l’estrazione del carbone a Urussanga nei primi anni ‘30 inquinò le acque del fiume, facendo sparire ogni tipo di pesce. Lavorava alla fattoria, a volte caricava i vagoni dei treni con sacchi di grano per guadagnare un po’ di più, e produceva anche scope da vendere, fatte con le foglie di alberi di cocco.
La famiglia di Luigi Scarpato si stabilì nel 1885 nel Núcle Accioly de Vasconcelos, attuale località di Linha Espanhola, dove nacque João Scarpato, il padre di Irma.
João Scarpato sposò Joana Brunato, con la quale ebbe tredici figli: Primo, Angelica, Otávio, Zeferino, Domingo, Vitório, Irma, Maria, Quintino, Agenor, Rosalino Amelia e Zuleima. João era un abile costruttore e trascorse molto tempo lontano dalla famiglia, operando in tutta la regione e anche nello stato di Rio Grande do Sul.

Mina Fluorita

Irma Scarpato da piccola lavorava alla fattoria con i suoi fratelli e la madre, viaggiava in carrozza trainata dai buoi, guidata da suo fratello Octavio. Frequentava la scuola al Rio Comprudente e ci andava alle prime ore del mattino, anche durante l’inverno, con i prati coperti di brina. A mezzogiorno tornavano a casa per il pranzo e di solito mangiavano formaggio, polenta, radicchio e salame. Ogni volta si fermavano durante il cammino, guardavano gli alberi pieni di frutti e raccoglievano la araçá, un frutto molto buono.
Irma terminò gli studi al quarto anno elementare perché, com’era comune per le donne dell’epoca, doveva prepararsi per diventare sposa e per prendersi cura di una famiglia generalmente numerosa. Negli anni ‘40, tra i quindici e i sedici anni, iniziò a frequentare le domingueira, ovvero le feste nel pomeriggio domenicale che si svolgevano nel centro comunitario della chiesa. I genitori erano molto severi, lei e le sue amiche dovevano tornare a casa prima che il sole tramontasse, quando il padre non le accompagnava alle feste. Andavano a piedi nudi, tenendo le scarpe in mano fin quando erano vicine al posto della festa, si lavavano i piedi e si mettevano le scarpe pulite.
In una di queste domeniche, nella comunità di São Pedro, Irma incontrò Quintino Padoin, ma lui, che era molto timido, esitò a rivolgerle la parola. Prima parlò con gli amici e solo più tardi con lei. Una volta la accompagnò a casa nel ritorno da una delle feste. Poco tempo dopo chiese di sposarla al padre di lei, e ciò avvenne il 22 giugno 1952.

Irma e Quintino, dopo il matrimonio vissero con i genitori di Quintino nella comunità di Linha Pagnan. Ebbero cinque figli: Ademar, Neiva, Natal, Vanilda e Edson. Dopo la nascita del secondo figlio costruirono una casa nella comunità di Linha Torrens, vicino alle famiglie Casagrande e Sartor. La vita rurale continuò, Quintino in agricoltura e allevamento di maiali, Irma, invece, produceva formaggi per venderli.

La storia di questa tipica famiglia di immigrati italiani cambiò direzione in seguito a un sogno. Uno dei vicini, Venicio Casagrande, sognò che c’era della pietra fluorite in un corso d’acqua nella proprietà di Quintino, vicino a dove si trovavano i maiali. Quintino, che sapeva poco del minerale, disse: «Nella terra dei poveri non c’è nulla, solo serpente, rospo e rana». Il giovane Venicio sognò altre tre volte la stessa cosa e un giorno, mentre lui e suo fratello stavano pescando in quel piccolo fiume, trovarono delle pietre verdi e gialle. Poco tempo dopo tornarono con i picconi per cercare altre di quelle stesse pietre e trovarono pezzi più grandi di quelli che avevano mostrato a Quintino; lui fu entusiasta e da quel momento, nel 1960, iniziarono in modo rudimentale a scavare la pietra fluorite nel posto.
Quintino e i giovani Giacco, Cuba e Venicio Casagrande estraevano mucchi di pietre, ma senza sapere se ci fosse realmente valore commerciale. Nessuno aveva conoscenze tecniche su quel tipo di lavoro, ma iniziarono con quello che avevano: picconi, pale, mazze, sudore e coraggio. Dopo la scoperta del valore commerciale, vennero costruite delle miniere, e intorno ad esse venne fondata una nuova comunità: la comunità Vila Mina Fluorita. La gente iniziò a cercare lavoro e si stabilì in quella zona; altre miniere furono scoperte, come la miniera della famiglia Sartor. Nel 1961 fu fondata la Mineração Santa Catarina.
Anche se l’attività principale della famiglia era quella mineraria, a Quintino e Irma piaceva la semplice vita rurale. Nella loro nuova casa, più lontano dall’area mineraria, crebbero i loro figli, nipoti e pronipoti.
Quintino ha salutato il mondo nel 2006, dopo una domenica in famiglia alla festa di Sant’Antonio.

Fernando Luigi
Padoin Fontanella

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