Rino Dal Farra. La mia esperienza in Svizzera

Rino Dal Farra

“Nel 1958 in Alpago c’era miseria nera. Ed io, come quasi tutti gli Alpagoti, sono andato in Svizzera, con in tasca un contratto di lavoro che un mio amico mi aveva fatto avere. Non sapevo cosa avrei dovuto fare, perché il contratto era scritto in tedesco, di cui non sapevo una parola.

Insomma per un anno ho lavato piatti e pelato patate – come previsto da contratto – in un grande albergo, a Einsiedeln. Volevo scappar via subito, ed invece son rimasto in terra elvetica per 35 anni. Ho fatto corsi di tutti i generi: tedesco, spagnolo, scuola di commercio. Mi è riuscito tutto – con totale applicazione, s’intende – essendo autodidatta ed essendomi portato da Belluno un po’ d’istruzione e l’apertura mentale necessaria.

Ho messo su famiglia, allevando quattro figli, oggi Italiani e Svizzeri. Mi son costruito una posizione dignitosa. Ho lavorato sodo – come del resto quasi tutti i Bellunesi! – a Lachen, sul lago di Zurigo, a Niederurnen (dove, la sera, insegnavo tedesco agli italiani che lavoravano lì). Per nostalgia della mia lingua materna sono andato anche a Lugano. Mi sono accorto là che i Ticinesi di fronte ad uno Svizzero di lingua tedesca sono Italiani e di fronte ad un Italiano (io) sono Svizzeri. Dopo un anno sono ritornato nella Svizzera tedesca! Una volta la settimana, la sera, ho dato a Rapperswil lezioni di Italiano a Svizzeri, per dieci anni. Gli ultimi 18 anni ho lavorato a Volketswil/ZH in una grande ditta, della quale ero il factotum amministrativo e di cui mi ero guadagnato la totale fiducia.

Ho rispettato tutti come tutti hanno rispettato me. Ho rispettato le loro leggi, i loro usi e costumi, le loro regole. A casa degli altri, comandano, appunto, gli “altri”. Ho imparato a prendere la persona così com’è, con i suoi pregi e i suoi difetti, con le sue idee.
Conoscendo tutti i meccanismi amministrativi e politici svizzeri, non posso fare a meno di citare tre soluzione da brevetto.
Pensione di vecchiaia: c’è un minimo e c’è un massimo. Il motto della pensione di vecchiaia svizzera è: il giovane per i vecchio, il ricco per il povero;

Gli evasori fiscali hanno grosse difficoltà a nascondersi, perché la dichiarazione dei redditi va in Comune, che può facilmente controllare;
Lo stato di “impiegato statale” non esiste; già a livello comunale si assume e si licenzia – se necessario – (senza l’intervento dei Sindacati!).

Durante gli ultimi dieci anni di Svizzera ho “scoperto” la Famiglia Bellunese di Zurigo, collaborando attivamente. Lì ho vissuto l’attaccamento alla nostra “bellunesità” e alla nostra patria. Per me – e penso per tanti Bellunesi – la Svizzera è stata l’America! Mi han trattato bene. mi han pagato bene, però…
Nel 1993 la nostalgia delle mie montagne e della mia gente raggiunse il massimo ed ho avuto il coraggio di rientrare, assieme a mia moglie, lasciando lì quattro figli ormai “fuori di casa”.

Rino Dal Farra

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